Nell’impervia vallata tra lago d’Orta e Ossola i falegnami dei pinocchi si inventano sempre cose nuove per difendere la loro unicità
Èuna piccola vallata alpina la valle Strona, incuneata fra il lago d’Orta, le montagne dell’Ossola e della Valsesia: stretta e profonda, il nome viene dal torrente impetuoso che nel corso dei millenni l’ha scavata. Fonte di vita e di lavoro, ma anche portatore di infiniti problemi.
Grazie alle sue acque, da secoli, gli uomini della valle traggono la forza motrice per far funzionare le loro «fabbriche», una volta con i «mulini» facendo girare i torni e da un secolo producendo energia elettrica. Entrando in valle da Omegna cambia la natura e cambiano anche le persone. Da sempre abituati a lavorare il legno del quale la zona è ricca, hanno saputo nel tempo ritagliarsi un’attività che è diventata il simbolo dell’operosità valligiana. La chiamavano, e la chiamano ancora, la valle di «cazzuj», che vuol dire semplicemente dei cucchiai, perché in queste botteghe artigiane si producevano posate in legno, da vendere alle famiglie che non potevano permettersi quelle in metallo. Loro, gli artigiani, venivano chiamati anche «grata gamul».
L’industria del casalingo
In tutto poco più di 2.400 abitanti divisi in quattro comuni: Valstrona, Loreglia, Germagno e Massiola. Da queste parti è nata l’industria del casalingo perché nel tempo l’abilità, la fantasia e l’estro degli artigiani hanno saputo creare una fiorente attività con la produzione di articoli per la casa: alle posate si sono aggiunti piatti, scodelle, contenitori per alimenti e tutta la gamma di oggetti per la cucina. Prodotti che ancora dopo secoli (diventati nel tempo non solo destinati alle mense dei poveri) sono ricercati oggetti d’arte. Un artigianato di élite, che si è sviluppato caratterizzando l’economia della valle Strona.
Oggi sono una quarantina le aziende che si dedicano alla produzione di oggetti in legno e, caso probabilmente unico in Italia, certamente in Piemonte, la quasi totalità di queste piccole botteghe artigiane ha la qualifica di «Eccellenza artigiana» riconosciute dalla Regione Piemonte.
Pinocchio e Mastro Geppetto
Una produzione qualificata che nel tempo si è diversificata, anche se la materia prima rimane il legno. In questa valle, ad esempio, nascono i Pinocchi, e a fabbricarli è naturalmente (anche) Mastro Geppetto. Questo è il nome dell’azienda, in realtà l’artigiano che li realizza si chiama Giuseppe Piana, ma a vederlo, capelli e barba arruffata, occhialini sul naso, sembra Geppetto, il mastro Ciliegia creato da Collodi. Migliaia di Pinocchi di tutte le fogge e dimensioni, dalle matite ai soprammobili al burattino a grandezza naturale, escono dal suo tornio e vengono rifiniti a mano, dipinti uno ad uno, dal resto della famiglia: moglie, figlie e generi. Perché in valle Strona l’altra caratteristica è di avere aziende a carattere familiare.
Bisogna ottimizzare i costi perché c’è la concorrenza della Cina che ha capito il business e ha iniziato a produrre imitazioni dei Pinocchi della valle Strona a basso costo. Imitazioni appunto, copie più o meno belle, ma che si fanno sentire sul piano economico e questa è una delle difficoltà che le piccole aziende devono affrontare, perché sul piano dei prezzi non c’è confronto.
Mastro Geppetto, correndo ai ripari, dopo Pinocchio si è messo a fabbricare altri personaggi tratti dal libro di Collodi. Poi ci sono i colleghi che creano infiniti altri prodotti, dai macinacaffè ai pettini alle spazzole per capelli, dalle oliere ai vassoi in cui il legno si abbina al metallo giocando sulle forme e sui colori in una mix di magia che incanta chi si trova ad avere questi oggetti fra le mani.
L’arrivo del laser
La fantasia degli artigiani della valle Strona non ha limiti. Negli ultimi anni accanto al vecchio e mai dimenticato tornio a mano mosso dalla forza motrice dell’acqua ha fatto la sua comparsa la tecnologia laser utilizzata insieme alle stampanti a colori. Così, con l’ausilio del computer, in aziende come la Pmf 93, la luce laser intaglia con millimetrica precisione forme complesse destinate a diventare addobbi natalizi, piatti eleganti e una infinità di altri oggetti.
È un mondo incantato, in buona parte incontaminato, ma che deve fare i conti con ostacoli quasi insuperabili come dicono alcuni artigiani. A partire dalla burocrazia: la gente qui è abituata a lavorare al tornio, non con computer e calcolatrice.
VINCENZO AMATO
La mancanza di servizi che si registra subito salendo la valle con strade strettissime dove il verificarsi di frane quando i temporali sono più forti del solito finisce con il creare l’isolamento di alcune comunità.
Eppure gli artigiani artisti non demordono e continuano il loro lavoro senza trasferirsi. C’è chi fa il corniciaio, e le cornici sono su misura e personalizzate, chi costruisce giochi e scacchiere, poi mattarelli, sottopentole e portabicchieri, mortai incisi con il pirografo e poi ancora schiaccianoci, zuccheriere, taglieri per formaggi e salumi, eleganti portafrutti, grattugie. Prodotti di una raffinatezza incredibile.
Ogni oggetto per la sua unicità sembra avere un’anima. Vale anche per i tappi di sughero e di legno, portachiavi e appendini e porta abiti per la casa, ma ci sono ancora, seguendo tradizione antica, falegnami e mobilieri capaci di realizzare una cucina intera tutta in legno.
VINCENZO AMATO
Certo, tra i problemi c’è anche l’approvvigionamento della materia prima perché non si utilizza più come una volta il legno locale.
C’è poi il capitolo giochi, ancora ricercati da amatori del “come una volta”: spazia dalle trottole alle armi per il tiro sportivo. Una storia di secoli che si rinnova costantemente e trova linfa anche nei giovani che vogliono seguire le orme dei loro genitori e nonni.
Una speranza si apre oggi per gli artigiani della valle Strona grazie a Internet e al web che permetterà loro di farsi conoscere e di vendere in tutto il mondo. I primi tentativi stanno dando dei frutti, ma ci vorrà del tempo. È la conferma che le 37 piccole aziende «del legno» operative in valle Strona (con in totale circa 150 addetti) non hanno nessuna intenzione di mollare. Neanche di fronte all’espansione cinese.
Fonte: Today