Le Elezioni Regionali nelle Marche e l’Alleanza tra M5s e PD: Risultati e Riflessioni
Nel 2020, il Movimento 5 Stelle si presentava in solitaria con Gian Mario Mercorelli, ottenendo il 7,01% delle preferenze. Cinque anni dopo, il campo largo ha visto la coalizione delle forze di centrosinistra, compresi i pentastellati. Il candidato del Partito Democratico è Matteo Ricci, ma i 5Stelle hanno ottenuto solo un deludente 5,1%, riporta Attuale.
Nonostante i vertici del M5s continuino a sostenere l’alleanza con il PD, emerge una certa sfiducia tra gli elettori pentastellati nell’appoggiare un candidato considerato “straniero”. Salvatore Vassallo, politologo e direttore dell’Istituto Cattaneo, afferma: “Io non credo che il tema sia la provenienza del candidato. Credo anzi che l’elettore del M5s abbia ormai interiorizzato e fatto sua la necessità di un’alleanza col PD, tanto più con questo PD schleiniano. Poi, è vero, ci sono eccezioni”.
Vassallo prosegue evidenziando che all’interno dell’elettorato del M5s esiste una componente marginale che aspira all’autosufficienza, ma che in specifiche località dove il conflitto con il PD è stato particolarmente aspro, come in Piemonte o a Roma, questo può influenzare le scelte degli elettori. Tuttavia, per le Marche, il politologo non vede la stessa dinamica.
Quando si interroga sulle ragioni dell’astensione nel votare per Ricci, Vassallo spiega che non è tanto una questione di appartenenza politica, ma piuttosto una tendenza dell’elettorato pentastellato ad astenersi nelle elezioni di secondo grado rispetto a quelle politiche nazionali. “Considerando solo le Marche, il movimento ha ottenuto il 13,5% alle Politiche del 2022 e il 9,7% alle Europee, per poi scendere al 5,1% nelle Regionali”, afferma. Lo storico delle elezioni indica che questa tendenza non è nuova, avendo già avuto luogo in passato.
Riassumendo, Vassallo sottolinea che i calcoli del campo largo potrebbero essere stati errati, specialmente alla luce di un’astensione non solo a destra ma anche a sinistra. Nonostante la presenza di candidati di centrodestra, gli elettori di partiti come Azione, Italia Viva e +Europa tendono a considerare i candidati dem, segnale di una complessità nelle dinamiche elettorali attuali.
In Sardegna, dove il candidato era del M5s anziché del PD, l’affermazione del partito è stata notevole, ma anche qui il forte astensionismo pentastellato ha avuto un peso, mostrando che l’affluenza degli elettori del PD ha bilanciato questa situazione. “Anche in Sardegna, i 5S avevano preso il 21,7% alle politiche, rispetto al 7,8% alle regionali”, continua a dire Vassallo.
Una domanda cruciale rimane: “Come si comporterà l’elettorato dem di fronte a candidati del M5s come Tridico in Calabria e Fico in Campania?” Vassallo risponde affermando che i democratici tendono a supportare i candidati scelti dal partito, garantendo così una certa stabilità.
In Toscana, anche se non quanto ai tempi d’oro, il centrosinistra conserva consensi maggiori rispetto al centrodestra, dando una certa tranquillità nonostante le defezioni dei pentastellati. La sfida fondamentale per le Politiche future sarà vedere se l’alleanza tra PD e M5s potrà resistere nelle regioni del sud, dove i 5S hanno ancora una base di supporto significativa. Le prossime elezioni in Calabria, Campania e Puglia potrebbero rivelarsi decisive per la contendibilità del governo nazionale nel 2027, poiché un’alleanza funzionale potrebbe portare a risultati significativi per il campo largo, ora sfaccettato dalle divisioni che persistevano fino al 2022 nel centrodestra.