Denuncia Shock nelle Carceri Italiane: Rische di Violenza per le Detenute Transgender
Ferrara, 29 giugno 2025 – La situazione all’interno delle carceri italiane è sempre più allarmante. Recenti denunce, se confermate dalle indagini, potrebbero rivelare un quadro ancora più drammatico riguardante il sovraffollamento e la violenza nelle istituzioni penitenziarie. Nel carcere di massima sicurezza di Arginone a Ferrara, con quasi 400 detenuti, una donna transgender italiana di poco oltre quarant’anni ha segnalato di essere stata vittima di uno stupro da parte di altri detenuti. “Erano in quattro”, ha raccontato in riferimento all’incidente avvenuto in una cella della quarta sezione, destinata a persone “protette”, che ospita più di 40 individui, riporta Attuale.
La detenuta era giunta a Ferrara a marzo, trasferita dal carcere di Reggio Emilia, dove è disponibile una sezione specifica per transgender, in netto contrasto con la situazione a Arginone.
“Questa detenuta”, ha spiegato la Garante comunale, Manuela Macario, “si identificava come donna a tutti gli effetti e aveva chiesto fin da subito di essere trasferita in un penitenziario per transgender, temendo per la sua sicurezza. Ne parlò sin dal primo giorno con me, con il Garante regionale e con la direttrice dell’Arginone, la quale aveva fatto immediato richiesta di trasferimento.”
Purtroppo, a distanza di tre mesi, il trasferimento non era ancora avvenuto a causa della burocrazia lenta che caratterizza le pratiche carcerarie. Questo ritardo ha messo a repentaglio la sicurezza della detenuta. “Era disperata”, ha continuato Macario. “Aveva già segnalato di essere stata palpeggiata nei corridoi dell’istituto; come è stato possibile metterla in un istituto esclusivamente maschile e inadatto alle sue necessità? Un fatto inaccettabile e vergognoso, che dimostra una grave cecità e ignoranza da parte delle istituzioni.”
Il 24 giugno, la detenuta ha trovato il coraggio di rivolgersi all’infermeria del carcere per denunciare l’aggressione subita. In seguito all’esame medico, è stata immediatamente accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna, dove è stato attivato il “codice rosa”, protocollo pensato per le vittime di violenza sessuale, inclusi donne e bambini. All’interno dell’Arginone è stata aperta un’indagine interna, con controlli sulle telecamere di sicurezza e audizioni di testimoni. Un fascicolo è stato aperto in Procura, al momento contro ignoti.
Attualmente, la vittima è sotto stretta sorveglianza da parte della Polizia Penitenziaria: la sua cella è chiusa a chiave durante le docce e quando gli altri detenuti hanno accesso alle aree comuni, per garantirle la sicurezza. “Siamo costretti a scortarla durante i pasti per preservare la sua incolumità”, hanno dichiarato fonti interne al carcere.
“Nel nostro penitenziario”, ha sottolineato Macario, “ha ricevuto un’attenzione particolare fin dal primo giorno, dalla direttrice ai membri del personale medico, tutti consapevoli della sua situazione. La chiamavano al femminile, usando ogni precauzione necessaria.”
Attualmente, si stima che nelle carceri italiane circa 80 individui transgender siano detenuti. Secondo l’ultimo rapporto dell’associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti dei detenuti, le persone trans spesso subiscono discriminazioni e sono considerate un’“eccezione” nel sistema penitenziario nazionale.