Violenza sulle donne e social media: il caso Faneto e la denuncia di Alessandra

16.10.2025 11:45
Violenza sulle donne e social media: il caso Faneto e la denuncia di Alessandra

Alessandra, ex ragazza di Faneto, ha denunciato pubblicamente il rapper per aggressioni fisiche, minacce e stalking, rivelando la sua esperienza attraverso video e foto su Instagram che mostrano le ferite subite, tra cui lividi dovuti agli schiaffi. Dopo aver presentato una denuncia legale, la Procura di Milano ha avviato un’indagine sulla vicenda, mentre la Polizia di Stato è coinvolta nel caso, riporta Attuale.

“Le storie le ho messe perché nessuna donna può passare quello che ho passato io – scrive Alessandra –. L’ho coperto per mesi ma dopo continue minacce, anche dopo averlo lasciato e denunciato, è il momento di far valere la mia voce come quella di tante altre donne che hanno ancora paura di ratti (sic) del genere e non riescono a chiedere aiuto”.

La risposta di Faneto è arrivata tramite un lungo messaggio in cui ammette le violenze ma le giustifica, citando problemi di salute mentale e definendo la relazione tossica e violenta da entrambi i lati. Alessandra ha controbattuto affermando che i video pubblicati da Faneto sono “decontestualizzati” e non possono giustificare le violenze subite.

La vicenda è diventata virale: numerosi esponenti della scena rap italiana e content creator hanno espresso solidarietà ad Alessandra, mentre molti utenti su TikTok si sono schierati dalla sua parte. In risposta, la casa discografica di Faneto, Trenches records, si è dissociata dalla violenza sulle donne, annunciando che il ricavato delle edizioni di Faneto sarà donato a associazioni contro la violenza sulle donne.

Rap, trap, violenza e performance

Molti colleghi di Faneto hanno immediatamente condannato le violenze, esprimendo solidarietà ad Alessandra. Artisti come Artie5, El Matador, Nicky Savage hanno pubblicato messaggi di condanna, mentre Melons ha sostenuto di non aver mai viso violenza e ha preferito non entrare nel merito della vicenda. Anche la cantautrice Andera ha commentato, criticando i testi violenti di Faneto e l’industria musicale che finanzia chi promuove la violenza.

Questo fenomeno di violenza nella musica, specialmente nella trap, solleva interrogativi sull’identità artistica e le reali azioni degli artisti, dove la distinzione tra vita artistica e vita privata appare sempre più sfumata. Qui, il linguaggio della trap rischia di trasformarsi da narrazione in modello comportamentale, contribuendo a derive violente nella vita quotidiana.

L’importanza della denuncia pubblica

L’eco della denuncia di Alessandra è amplificata dalla reazione di numerosi personaggi pubblici, contribuendo a ridefinire come la società discute la violenza di genere. La scelta di rendere pubblica la sua esperienza sfida il silenzio e la vergogna che spesso circondano le vittime, contribuendo a un processo collettivo di consapevolezza e responsabilizzazione.

Tuttavia, la viralizzazione di questa vicenda porta anche a una serie di rischi: la continuità dell’esposizione mediatica rischia di trasformare il dolore in intrattenimento, e il confronto pubblico può svalutare il messaggio originale. La vittima subisce una nuova vulnerabilità, con la sua storia condivisa e manipolata, incrementando il rischio di vittimizzazione secondaria.

I rischi della viralizzazione

In questo contesto, la figura dell’aggressore continua a essere al centro dell’attenzione. Faneto, pur affrontando critiche, resta una figura popolare, utilizzato come simbolo in meme e contenuti virali. Questo solleva interrogativi su come si discuta di tali questioni e su come possa avvenire un vero processo di denuncia e cambiamento.

A questo punto, emerge la necessità di imparare a parlare di violenza con responsabilità, costruendo spazi e linguaggi che permettano di esprimere il dolore senza trasformarlo in un prodotto di consumo. L’equilibrio tra narrare la violenza e non cadere nella spettacolarizzazione rappresenta una sfida cruciale per la società contemporanea.

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