Vittime e macerie: Il conflitto in Israele (che si espande)

15.06.2025 23:35
Vittime e macerie: Il conflitto in Israele (che si espande)

Dal nostro inviato

TEL AVIVSuperman sembra avere le mani nei capelli e uno sguardo preoccupato sopra la scritta «Niente panico», poiché il panico può essere controllato, ma non eliminato quando un edificio a pochi passi da questo murale è stato distrutto da un missile. Gli appartamenti senza i muri esterni sembrano case di bambole abbandonate. Molti si affollano tra le rovine di questo quartiere a Bat Yam, situato solo pochi chilometri a sud di Tel Aviv, cercando di comprendere che la guerra sta colpendo ogni angolo, specialmente in un’ampia area metropolitana abitata da due milioni di persone, con la città che simboleggia la determinazione di Israele a rimanere giovane. , riporta Attuale.

Sirene nel pomeriggio

Questa forza — la vitalità — è ciò che gli ayatollah intendono minare, vedendo la società israeliana come la vulnerabilità dello Stato ebraico, il suo “ventre molle”: sembra che non comprendano che mentre gli allarmi risuonano, alcuni stanno facendo esercizio fisico in spiaggia e altri escono a correre. Approfittano dell’inquietudine dell’attesa, trasformando l’incertezza in paura costante, per svuotare le strade e spegnere le luci di una città che un tempo era sempre in festa e ora si rifugia. Le sirene hanno risuonato nuovamente in tutto il Paese, anche nel pomeriggio, con ondate di missili che continuano a piovere: le testate esplosive riescono a superare il sistema difensivo, con palazzi in fiamme ad Haifa. I pasdaran annunciano da Teheran: «Subirete una risposta devastante».

La divisa in nero

Il primo ministro Benjamin Netanyahu visita le macerie a Bat Yam, dove sette persone hanno perso la vita, indossando una camicia scura che considera la sua «divisa di comandante in capo». «L’Iran pagherà un prezzo altissimo per gli attacchi ai civili», afferma. Sta a lui — che ha acceso sentimenti anti-arabi tra gli elettori di destra — condannare l’entusiasmo e l’esaltazione sui social media per le vittime di Tamra: «Quattro dei nostri cittadini sono stati uccisi. Ho sentito le urla di gioia e le respingo con disgusto. I missili non fanno distinzione tra arabi ed ebrei».

Mister Sicurezza

La decisione di camminare davanti alle telecamere tra le polveri degli edifici distrutti a Bat Yam evidenzia quanto questa sia ritenuta la sua guerra, quella che sogna e pianifica da sedici anni: nei kibbutz colpiti dai terroristi palestinesi il 7 ottobre 2023 non ha mai messo piede. Mister Sicurezza — così si faceva chiamare prima del massacro — desidera cancellare quella sconfitta con questa vittoria, è convinto di poter lasciare una nuova eredità agli storici e agli israeliani in un Medio Oriente trasformato. Anche se secondo rapporti locali, i generali avrebbero avvertito che il numero di vittime civili in questo conflitto con l’Iran potrebbe oscillare tra 800 e 4.000. In un’intervista a Fox, Bibi contempla «un cambio di regime come risultato della guerra», obiettivo che il suo stato maggiore contesta.

«Khamenei resta un bersaglio»

Subito mette a tacere le voci su un presunto veto del presidente Donald Trump «contro l’eliminazione di Ali Khamenei»: la Guida suprema rimane un obiettivo per Israele, lascia intendere. Sempre al canale americano, sottolinea che «gli iraniani possono produrre la Bomba in pochi mesi e la trasferirebbero agli Houthi in Yemen», i ribelli sciiti sostenuti dalla Repubblica islamica.

Gli obiettivi a Teheran

Tsahal avanza sempre più nel territorio iraniano, con jet che hanno colpito l’aeroporto di Mashhad, nel nord-est del Paese. Il numero degli scienziati coinvolti nel programma nucleare uccisi è salito a 14, mentre i missili stanno allargando gli obiettivi a Teheran: il quartier generale dei servizi segreti (dove sono stati eliminati il capo e il vice) e la caserma centrale della polizia. Le vittime totali sarebbero 224, secondo il ministero della Salute iraniano. Netanyahu ha annunciato che i bombardamenti hanno distrutto «l’impianto principale del sito di Natanz».

Casa Bianca riluttante

Bibi, come rivelato dalla testata digitale Axios, sta esercitando pressioni affinché gli americani entrino nello scontro per annientare completamente il programma nucleare degli ayatollah, consapevole che da soli non possono distruggere l’impianto di Fordow, costruito all’interno di una montagna. La Casa Bianca sembra essere titubante, nonostante le forze di Centcom abbiano partecipato alla difesa di Israele. «Potremmo decidere di intervenire», commenta Trump. In realtà, Bibi teme che l’amico Donald possa costringerlo a fermare l’operazione, mentre fonti nel governo di Gerusalemme ammettono a Yedioth Ahronoth che «gli sforzi per il cessate il fuoco sono già in corso, senza proposte concrete».

Chi cerca l’intesa

Il presidente minaccia il regime di Teheran — «se colpite le nostre basi, risponderemo con una potenza mai vista» — e allo stesso tempo pronostica: «Iran e Israele dovrebbero trovare un accordo e alla fine lo faranno». Trump desidera ancora raggiungere un’intesa sul nucleare con gli ayatollah: il suo invitato Steve Witkoff stava lavorando a questo, con un incontro previsto in Oman con emissari del regime. Anche gli iraniani sembrano disposti a riprendere le trattative, a condizione che si sospendano i raid israeliani: «Qualunque accordo deve garantirci il diritto di sviluppare un programma nucleare civile — afferma Abbas Araghchi, il ministro degli Esteri — e in cambio siamo pronti a garantire che non produrremo armi nucleari». È chiaro che la Casa Bianca conta sulla pressione militare israeliana. Vladimir Putin ha chiamato Trump due giorni fa per il suo compleanno e, dopo aver riattaccato, ha messo in contatto i suoi assistenti con Khamenei, inviando — scrive il quotidiano Israel Hayom — un messaggio allarmante: «Siete in pericolo, è meglio negoziare».

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