Volare nel conflitto ha un prezzo

24.06.2025 15:45
Volare nel conflitto ha un prezzo

La chiusura dello spazio aereo in Qatar e le ripercussioni globali

Lunedì, lo spazio aereo in Qatar è stato chiuso per diverse ore a causa del lancio di missili dall’Iran, mirati alla principale base militare statunitense nel paese. Questa situazione ha causato ritardi e cancellazioni di centinaia di voli presso l’aeroporto di Doha, uno dei nodi più significativi del traffico aereo internazionale nel Medio Oriente. Sebbene lo spazio aereo sia stato riaperto verso sera, le conseguenze rimangono pesanti per migliaia di passeggeri e molte compagnie aeree. Questi ultimi si trovano ad affrontare sempre più frequentemente conflitti regionali che rendono incerte e pericolose molte rotte, riporta Attuale.

La chiusura degli spazi aerei su specifiche nazioni, oppure una considerevole diminuzione dei voli che li attraversano, a causa delle minacce di attacchi mirati, ha effetti non solo locali, ma anche a livello globale. Il Medio Oriente è un’area cruciale per le compagnie aeree europee che operano rotte verso l’Asia e l’Oceania. Per evitare zone ad alto rischio, gli aerei commerciali sono costretti a fare lunghe deviazioni, il che allunga i tempi di viaggio, aumenta il consumo di carburante e contribuisce a un maggiore inquinamento.

Gestire voli più lunghi porta a un incremento dei costi operativi per le compagnie aeree, in un settore già complesso dal punto di vista organizzativo e finanziario. I margini di profitto per ciascun volo sono estremamente ridotti, e fattori imprevedibili, come guasti tecnici o improvvisi aumenti dei prezzi del petrolio, possono rendere profittevole il trasporto di passeggeri. L’aumento della durata dei voli si riflette sui prezzi dei biglietti, anche se non tutte le compagnie aumentano le tariffe per non rischiare di perdere clienti.

Nel corso della storia, la civiltà dell’aviazione ha dovuto affrontare le sfide imposte dai conflitti armati, e in effetti, gran parte delle innovazioni nel settore ha preso slancio dal progresso tecnologico in ambito militare. Tuttavia, nelle ultime annate, le difficoltà sembrano essere aumentate. La situazione è evidente in base a una recente mappa di Flightradar24, uno dei principali strumenti per monitorare il traffico aereo, che mostra molte aree tra Europa e Asia evitate dalle compagnie per le limitazioni imposte da fattori locali o per motivi di sicurezza.

Alcune regioni, come l’Ucraina, colpita dalla guerra da tre anni, sono completamente escluse dai voli in Europa, così come parti della Russia. In Medio Oriente, zone come Siria, Iraq e Iran sono da evitare, con deviazioni che interessano anche porzioni del Pakistan e dell’India. Di conseguenza, un volo da Helsinki a Tokyo può impiegare fino a tre ore e mezza in più rispetto a qualche anno fa.

Una recente indagine ha rilevato che le deviazioni necessarie per certi voli tra Europa e Asia possono comportare un incremento dei costi tra il 19 e il 39 percento. Allo stesso modo, la maggiore durata dei voli si traduce in un aumento delle emissioni di CO2 dal 18 al 40 percento, a seconda del tipo di aeromobile. Questo settore è noto per il suo impatto ambientale; sono in corso discussioni su come ridurre le emissioni e sviluppare aerei più efficienti. Tuttavia, le complicazioni nella pianificazione di alcune rotte potrebbero compromettere gli obiettivi già fissati.

Un aspetto cruciale che le compagnie aeree cercano di evitare è il sorvolo di aree in conflitto, dove missili e droni possono rappresentare una minaccia concreta per i voli commerciali. Soprattutto in regioni in cui vengono utilizzati sistemi di difesa rudimentali, c’è il rischio che un aereo di linea venga scambiato per un’aviazione nemica e colpito.

Dall’inizio del 2000, ci sono stati diversi incidenti in cui aerei sono stati abbattuti mentre sorvolavano zone di conflitto. Ad esempio, nel 2001, un aereo con 78 passeggeri a bordo è stato abbattuto sopra il Mar Nero durante un’esercitazione militare, e nel 2014, il volo MH17 con 298 persone è stato colpito in Ucraina. Gli incidenti continuano: nel 2020, un volo iraniano con 176 persone è stato abbattuto per errore, scambiato per un missile nemico.

Nel corso della storia dell’aviazione civile, decine di aerei, sia grandi che piccoli, sono stati abbattuti, sia intenzionalmente che accidentalmente. Tuttavia, la probabilità di tali eventi è diminuita drasticamente grazie all’evoluzione della tecnologia alla quale ci si è affidati per la navigazione e per il controllo del traffico aereo. I moderni sistemi di localizzazione satellitare, come il GPS, forniscono informazioni più dettagliate rispetto al passato, ma ci sono comunque vulnerabilità, in particolare nelle aree di conflitto.

Negli spazi di guerra, aumenta l’uso di tecnologie di jamming e spoofing, che disturbano i segnali GPS, riducendo l’accuratezza della navigazione non solo per le forze militari, ma anche per i voli commerciali. Questi segnali sono fondamentali non solo per la posizione geografica, ma anche per il controllo dell’altitudine durante il volo.

Come riportato in un recente articolo dal Guardian, gli effetti dello spoofing possono portare a falsi allarmi sugli strumenti di volo, come indicazioni errate di una quota pericolosa. Un pilota ha raccontato di una situazione in cui il sistema di allerta per la collisione con il suolo si è attivato erroneamente, costringendo l’equipaggio a fare affidamento sulla loro esperienza per ignorare il segnale. Questo solleva preoccupazioni sulla possibilità di perdere la fiducia in tali sistemi di allerta, che sono cruciali in situazione di reale emergenza.

È difficile stimare l’esatta diffusione del fenomeno dello spoofing, ma si stima che circa 1.500 aerei al giorno siano soggetti a falsi allarmi legati alla ricezione scorretta dei segnali di navigazione, specialmente in prossimità delle zone di conflitto. Anche se gli strumenti di bordo sono progettati per essere ridondanti, le interferenze nei sistemi di geolocalizzazione possono complicare ulteriormente la navigazione e la gestione delle rotte.

Con il tempo, le compagnie aeree hanno sviluppato maggiori capacità nell’adattare le proprie rotte per evitare le aree più pericolose, con la possibilità di fare aggiustamenti rapidi che talvolta riguardano singoli aerei. La presenza di conflitti che si estendono su ampie aree richiede comunque compromessi, influenzando la fattibilità di certe rotte in termini di costi e tempi. Questo può portare a un calo della redditività, forzando le compagnie a dismettere alcune rotte, comportando meno opzioni per i viaggiatori e un aumento dei costi e dei tempi di viaggio a causa della necessità di effettuare più scali.

Da non perdere