Il provvedimento ha avuto il via libera definitivo del Congresso e apre al strada al ritorno in Spagna del leader del tentativo di secessione Puigdemont
L’amnistia in Spagna per gli indipendentisti catalani, incarcerati o processati per la partecipazione al tentativo unilaterale di secessione, è stata approvata in via definitiva dal Congresso spagnolo. Il provvedimento era, essenziale per la tenuta del governo di Pedro Sanchez, che si fonda proprio sull’appoggio esterno dei catalani. Il testo ha ricevuto 178 voti a favore della maggioranza progressista Psoe-Sumar, sostenuta anche dai partiti nazionalisti baschi e catalani e regionalisti, e 172 contrari dei partiti di opposizione, il Partito Popolare, quello di estrema destra Vox. Il voto ribalta il veto che era stato messo dal Senato ed apre la strada al ritorno in Spagna dell’ex presidente Charles Puigdemont, scappato in Belgio per sfuggire all’arresto.
“In politica, come nella vita, il perdono è più potente del rancore”, è stato il commento di Sanchez, secondo cui “oggi la Spagna è più prospera e più unita che nel 2017”, l’anno in cui fu dichiarata unilateralmente l’indipendenza nella regione, dopo il referendum secessionista, e secondo cui “la convivenza si fa strada”. I tribunali avranno ora fino a due mesi per applicare la legge, che dovrebbe annullare i documenti legali di centinaia di funzionari e attivisti coinvolti nella spinta separatista della Catalogna già a partire dal 2011 e soprattutto dopo il referendum del 2017, che portò al tentativo di secessione.
La legge ha causato grandi proteste negli ultimi mesi, facendo infuriare alcuni giudici e l’opposizione conservatrice, che intende impugnarla in tribunale. In un sondaggio condotto dal quotidiano El Mundo a marzo, il 62% degli intervistati in tutta la Spagna ha respinto l’amnistia, ma solo nella regione della Catalogna buona parte degli elettori (il 48%) l’ha sostenuta.
Sanchez ha avanzato la proposta l’anno scorso in cambio del sostegno in parlamento dei due partiti separatisti catalani, Junts di Puigdemont e Esquerra Republicana de Catalunya, per il loro appoggio esterno al governo dopo un’elezione che non ha sancito un chiaro vincitore. Il premier ha sostenuto che l’amnistia porterà alla riconciliazione con la regione nord-orientale sette anni dopo il referendum illegale e la dichiarazione unilaterale di indipendenza che hanno scatenato la peggiore crisi politica della Spagna in oltre 30 anni. “Oggi è una giornata storica. Non si perdona nulla, ma si vince una battaglia nel conflitto secolare tra le nazioni catalana e spagnola”, ha dichiarato la deputata di Junts Miriam Nogueras in un acceso dibattito parlamentare.
L’approccio di Sanchez è sembrato vincete all’inizio del mese, quando il suo Partito socialista ha vinto le elezioni regionali in Catalogna e i separatisti hanno perso la loro lunga maggioranza parlamentare, a dimostrazione che nella regione è stato ben accolto e ha nello stesso tempo tolto voti alle forze più radicali. I socialisti sperano che l’amnistia contribuisca a consolidare la loro alleanza con i piccoli partiti su cui fanno affidamento per approvare le leggi nel parlamento nazionale.
L’ex presidente della Generalitat, Puigdemont, sarà il beneficiario di più alto profilo dell’amnistia, poiché si prevede che il mandato di cattura spagnolo su cui pende per quegli eventi sarà revocato. Il politico, che è stato il secondo candidato più popolare alle elezioni in Catalogna, ha dichiarato che tornerà in Spagna il giorno in cui il Parlamento si riunirà per eleggere il nuovo presidente catalano, ma non è ancora stata fissata una data, poiché nessun partito ha ottenuto una maggioranza assoluta.