La destra è in crescita e un’unione del gruppo Ecr di FdI e Id della Lega, potrebbe creare la seconda forza più potente dell’Aula. Ma popolari, socialisti e liberali dovrebbero avere i numeri per governare, se superano le divisioni
L’inizio delle elezioni europee è alle porte. Gli italiani andranno a votare sabato 8 e domenica 9, ma giovedì 6 le urne si apriranno già per gli olandesi, che saranno seguiti il giorno successivo dagli irlandesi, mentre i cechi voteranno sia venerdì 7 che sabato 8. Poi tutti gli altri. Le ultime proiezioni confermano una forte crescita della destra, nelle sue diverse declinazioni, da quella moderata a quella più radicale, ma anche una tenuta dell’attuale ‘maggioranza europea’.
L’Institute for European Policymaking dell’Università Bocconi ha pubblicato delle proiezioni su come potrebbe essere il nuovo Parlamento europeo, elaborate da Simon Hix e Kevin Cunningham, proiezioni che prendono in considerazione diversi fattori. I due ricercatori hanno utilizzato tutta una serie di variabili: oltre agli ultimi sondaggi nazionali, i due hanno confrontato anche il numero di voti ottenuti da un partito alle ultime elezioni nazionali e considerato se si tratta di un partito al governo o all’opposizione e la famiglia politica europea.
La futura Aula
In questo modo i due hanno fatto una proiezione più complessa e hanno ipotizzato la composizione della futura Aula di Strasburgo e Bruxelles. Le proiezioni danno tra i 180 e i 183 eurodeputati al Partito popolare europeo, tra i 131 e i 138 ai Socialisti & Democratici, tra gli 83 e gli 86 ai Liberali di Renew, tra i 74 e i 78 ai Conservatori e riformisti europei (la destra sovranista di Giorgia Meloni), tra i 66 e i 72 al gruppo Identità e Democrazia (la destra radicale della Lega), tra i 54 e i 58 ai Verdi e tra i 41 e i 46 a La Sinistra.
In crescita dato anche il gruppo dei Non iscritti, l’equivalente del Gruppo misto italiano, nel quale peraltro siede al momento il Movimento 5 Stelle (che però vorrebbe uscirne). I deputati di questi gruppi saranno quindi molto corteggiati dalle famiglie politiche europee, che sperano così di accrescere le loro fila facendo ‘calciomercato’ tra i deputati senza ‘squadra’. Gli stessi 5 Stelle sperano di trovare un nuova ‘casa’ nel prossimo emiciclo, anche perché ai Non Iscritti non sono concesse presidenze di commissione, non sono affidati provvedimenti legislativi e hanno anche meno tempo di parola in Aula. Per loro continuare a restare lì significherebbe essere condannati all’irrilevanza. In passato i pentastellati hanno avuto trattative con i Verdi, ma anche i socialisti, gruppi nei quali potrebbero questa volta forse riuscire ad entrare.
Se i numeri della Bocconi dovessero rivelarsi giusti, tenendo presente che la nuova Aula sarà composta da 720 parlamentari (al momento sono 705), questo vorrebbe dire che popolari, socialisti e liberali avrebbero i numeri per governare di nuovo insieme, nonostante la crescita della destra. Il condizionale è d’obbligo però perché ricordiamo che non sempre le famiglie europee votano in modo compatto, con i partiti nazionali che spesso vanno da soli. E non a caso nel 2019, nonostante i tre gruppi pure avessero i numeri a Strasburgo, Ursula von der Leyen ottenne di un soffio la fiducia, e grazie al supporto esterno dei 5 Stelle ma anche dei conservatori polacchi di Diritto e Giustizia.
Le due destre
E proprio i conservatori potrebbero diventare sempre più influenti nella nuova Aula, e non a caso i popolari stanno da tempo corteggiando questo gruppo di cui fa parte anche Fratelli d’Italia, nella speranza di costituire una maggioranza alternativa ed escludere i socialisti. Cosa molto difficile ma comunque teoricamente possibile. Addirittura lo studio della Bocconi ipotizza che se i due gruppi della destra si unissero, escludendo solo le forze nazionali considerate più estremiste e problematiche, potrebbero diventare la seconda forza del Parlamento europeo.
Ricordiamo che al momento la destra radicale è divisa in due. Da una parte i Conservatori e riformisti (Ecr), il gruppo in cui storicamente il partito leader erano i conservatori britannici, i Tory, che poi con la Brexit hanno lasciato l’Emiciclo comunitario. Ora il gruppo è passato sotto l’egida di Fratelli d’Italia, che sta provando a trasformarlo in una forza che vuole aspirare a governare, con Meloni che da quando è premier si sta mostrando a Bruxelles più moderata e pronta al dialogo. Ma nel gruppo ci sono anche forze considerate ancora molto problematiche, come ad esempio gli spagnoli di Vox, o anche i polacchi di Diritto e Giustizia, che quando erano al governo a Varsavia hanno dato vita a uno scontro frontale con Bruxelles.
C’è poi il gruppo di Identità e Democrazia, la destra più dura e pura, attorno alla quale da sempre è stato creato un ‘cordone sanitario’, come un tempo in Italia si faceva con l’Msi ma anche il Pci. I loro membri sono esclusi da tutte le cariche dell’Aula e a loro non vengono affidati provvedimenti legislativi. Ma anche all’interno di questo gruppo ci sono molti partiti stanno facendo un percorso di moderazione per mostrarsi pronti al governo. Tra questi c’è anche il Rassemblement National di Marine Le Pen, un temo bestia nera dell’Europa, ora considerato quantomeno più moderato ad esempio di Reconquête! di Éric Zemmour. C’è poi Fidesz del premier ungherese Viktor Orban, che ha lasciato i popolari e ora sta cercando una nuova collocazione, che molto probabilmente sarà proprio l’Ecr.
L’unione fa la forza
Secondo lo studio della Bocconi se tutti i partiti della destra radicale ritenuti ‘presentabili’ quantomeno dai popolari, quindi dalla destra centrista, si unissero in un solo gruppo e si escludessero solo le forze ritenute troppo radicali (loro tra queste inseriscono i tedeschi di AfD, i polacchi di Konfederacja, i bulgari si Volya, il Vlams Belang belga, i portoghesi di Chega, i francesi di Reconquête!, ma anche la Lega e pochi altri), questo nuovo gruppo potrebbe potenzialmente essere il secondo più grande nel nuovo Parlamento, davanti anche ai socialisti.
Di fatto ci sarebbero i numeri per un governo di centrodestra con popolari, conservatori e liberali, anche se è difficile che questi ultimi (tra cui siedono anche i francesi di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron e Azione di Carlo Calenda), accetterebbero un’alleanza del genere.