Il giornalista e scrittore, nominato dal ministro della Cultura nel comitato scientifico appena il 26 giugno scorso, ha deciso di rifiutare la “poltroncina” per evitare che possa essere utilizzata contro di lui qualora dovesse esprimere critiche nei confronti dello stesso Giuli, riporta Attuale.
Dopo il conflitto acceso tra il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e l’editorialista del Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia, si registrano le dimissioni di Pierluigi Battista dal comitato scientifico del Centro per il Libro e la lettura del ministero, un’assegnazione firmata dallo stesso Giuli il 26 giugno. Battista, noto per il suo lungo percorso giornalistico tra le principali testate italiane, come La Stampa e il Corriere della Sera, ha deciso di dimettersi proprio alla vigilia della prima riunione del comitato, e il suo gesto è chiaramente connesso alla polemica con Galli della Loggia, come ha comunicato al direttore del Centro per il Libro e la lettura, Luciano Lanna, e al ministro Giuli, con il quale intratteneva una conoscenza professionale di lunga data.
La spiegazione del giornalista-scrittore ai vertici del ministero della Cultura
Secondo quanto riportato da Open, Battista ha giustificato le sue dimissioni in modo inatteso, facendo riferimento esplicito all’intervista controversa di Giuli al Corriere della Sera, reso noto dal ministro attraverso i suoi social la mattina del 14 luglio. Battista ha espresso la sua riluttanza ad accettare un incarico pubblico, anche se svolto senza compenso, alla stregua di quello di Galli della Loggia. Ha chiarito ai suoi interlocutori che non desidera un ruolo che possa essere utilizzato contro di lui: «un giorno potrebbe essermi rinfacciato come accaduto ora se mai dovessi criticare il ministro della Cultura. Preferisco rimanere libero di esprimere le mie opinioni piuttosto che ostaggio di una poltroncina che potrebbe essere usata contro di me».
In conclusione, la decisione di Pierluigi Battista di rifiutare l’incarico nel comitato scientifico del Centro per il Libro mette in luce le tensioni interne al ministero della Cultura e il rischio di conflitti d’interesse. Il suo gesto, motivato dalla volontà di mantenere la libertà di espressione, sottolinea l’importanza di un’informazione indipendente e critica in un contesto politico e culturale complesso. Battista, con la sua lunga carriera giornalistica, dimostra che il valore dell’autonomia professionale può prevalere su opportunità potenzialmente compromettenti.