C’è anche l’Italia tra i cinque Paesi che hanno comunicato l’imminente consegna a Kiev di nuove batterie per la difesa antiaerea
Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il summit Nato, iniziato il 9 luglio a Washington, negli Stati Uniti, è il palcoscenico giusto per rilanciare e ribadire le richieste di ulteriori armamenti e sistemi di difesa, facendo leva sull’attacco all’ospedale pediatrico di Kiev di due giorni fa che ha causato 43 morti e sull’impressione che questo ha causato sull’opinione pubblica occidentale. Una richiesta che non può essere inascoltata. E così la Nato blinda Kiev, dando l’ok all’invio di nuove armi e sistemi di difesa, sempre più preziose per reagire ai crescenti raid russi.
Vertice Nato, l’aiuto militare per l’Ucraina
C’è anche l’Italia tra i cinque Paesi che hanno comunicato l’imminente consegna all’Ucraina di nuove batterie per la difesa antiaerea. L’annuncio è arrivato in occasione di un evento per celebrare i 75 anni della Nato a Washington, dove è iniziato il vertice dell’alleanza che proprio in questa città fu fondata con i trattati del 1949. “Annuncio una donazione storica di sistemi di difesa aerea per l’Ucraina”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. “Usa, Germania, Paesi Bassi, Romania e Italia consegneranno all’Ucraina cinque sistemi strategici aggiuntivi per la difesa aerea nei prossimi mesi”. Con il sostegno della Nato, ha ribadito Biden, “l’Ucraina può fermare Putin e lo fermerà”. Perché, è il timore che aleggia dal febbraio 2022, se Kiev cadesse, il leader russo Vladimir Putin non si fermerebbe all’Ucraina.
Nel dettaglio, Stati Uniti, Germania e Romania invieranno batterie Patriot, i Paesi Bassi, in collaborazione con altre nazioni, manderanno componenti necessarie al loro funzionamento e l’Italia contribuirà con il suo sistema Samp-T, sviluppato insieme alla Francia. La Nato potenzierà nei prossimi mesi le difese aeree ucraine non solo con 5 Patriot, ma anche SAMP-T italiani, caccia F16, Stinger e HAWK, sistema per anti missile ritirato dal Pentagono, ma utile in quel teatro. Poi ci sarà l’impegno a stanziare altri 40 miliardi di dollari, per garantire che i fondi restino disponibili anche con Trump. “Questi cinque sistemi di difesa aerea strategici contribuiranno a proteggere le città, i civili e i soldati ucraini e ci stiamo coordinando strettamente con il governo ucraino in modo che questi sistemi possano essere utilizzati rapidamente – si legge nel comunicato congiunto siglato da Biden, dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal primo ministro olandese Dick Schoof e dal presidente rumeno Klaus Iohannis, nonché dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, giunto oggi nella capitale statunitense per partecipare ai lavori del summit.
E il sostegno in questo cruciale settore non si esaurirà certo qui. “Stiamo lavorando a un ulteriore annuncio quest’anno di ulteriori sistemi di difesa aerea strategica per l’Ucraina. Inoltre, nei prossimi mesi, gli Stati Uniti e i partner intendono fornire all’Ucraina dozzine di sistemi di difesa aerea tattici, tra cui i Nasams, gli Hawk, gli Iris T-Slm, gli Iris T-Sls e i Gepard”, si legge ancora nella nota, “questi sistemi espanderanno e rafforzeranno ulteriormente la copertura della difesa aerea dell’Ucraina”. Dal summit, Kiev si aspetta passi avanti sul suo percorso di adesione alla Nato.
Il dilemma della spesa della difesa
Al centro del vertice Nato c’è ovviamente l’Ucraina, ma sono molti i dossier aperti. Come l’aumento delle spese militari dei Paesi dell’Unione europea, per blindare l’Alleanza in vista di un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump che minaccia l’uscita degli Stati Uniti dalla Nato. Nel 2024, la situazione è nettamente migliorata. Secondo un rapporto della Nato diffuso il 17 giugno, 23 i Paesi su 32 dell’Alleanza hanno superato la soglia minima (l’Islanda è esclusa dalle statistiche, in quanto è l’unico membro senza esercito), rispetto agli 11 del 2023.
Ma l’Italia, insieme alla Spagna, è la sola non raggiungere la soglia del 2 per cento minimo richiesta dalla Nato, attestandosi all’1,49 per cento di spesa per la Difesa, in crescita di 0,3 punti percentuali nell’ultimo anno. Ovviamente Roma punta ad alzare l’asticella, facendo leva sull’impegno di raggiungere la soglia minima del 2 per cento entro il 2028, come concordato dal governo Draghi. Roma intende lanciare un segnale e comunicare una tendenza al rialzo rispetto alle cifre già trasmesse alla Nato. L’obiettivo è arrivare all’1,6 per cento: ogni 0,1 per cento del Pil vale 2 miliardi e cento milioni, dunque l’impegno dovrebbe crescere di 3 miliardi.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, a margine del summit Nato, ha annunciato che per rispettare l’impegno Nato del 2 per cento del Pil per le spese militari o per accelerarlo chiederà “probabilmente alla nuova Commissione europea di interpretare come fattore rilevante gli investimenti per la difesa e quindi di escluderli dal patto di stabilità”. Una richiesta già avanzata con la Commissione uscente. “In caso diverso resta l’impegno a rispettare la scadenza del 2028 e a raggiungere l’obiettivo in ogni modo”, ha aggiunto Crosetto. Insomma, “con i tempi e le possibilità che abbiamo”, ha precisato la premier Giorgia Meloni.