Lo scioglimento delle calotte polari ha reso più navigabili acque un tempo impercorribili, liberando vie di navigazione che venivano precluse dal traffico commerciale
La guardia costiera cinese arriva nelle acque dell’Artico. Al suo fianco ci sono le navi russe. È la prima volta che le unità navali della Repubblica popolare compiono un’esercitazione congiunta con navi russe nell’Oceano artico. Le manovre sono state effettuate in un giorno di festa per la Cina e storico per le relazioni dei due Paesi. L’arrivo della flottiglia cinese guidata dalla nave “Meishan” il 1° ottobre ha coinciso con il doppio 75° anniversario sia della Repubblica popolare cinese sia dell’istituzione delle relazioni diplomatiche tra Pechino e Mosca.
Cosa sappiamo sull’esercitazione di cinesi e russi nell’Artico
La navigazione delle unità navali dei due Paesi non è passata inosservata alla Guardia costiera degli Stati Uniti che ha riferito di aver avvistato due navi russe e due cinesi che navigavano a nord-est attraverso il Mare di Bering, a circa 8 km all’interno della zona economica esclusiva della Russia.
Maggiori dettagli sull’operazione arrivano però dall’emittente statale cinese CCTV, che ha precisato che quattro navi sono partite dal Pacifico settentrionale verso l’Artico. Le pattuglie congiunte mirano a migliorare il coordinamento nell’applicazione della legge marittima e ad ampliare l’ambito operativo della Guardia costiera cinese, in acque “non familiari”. In altre parole, la Cina sta ampliando il suo sguardo su un’area strategica dal punto di vista commerciale e politico.
Nuove rotte commerciali grazie allo scioglimento dei ghiacciai
Perché i due Paesi si sono spinti così oltre? Russia e Cina stanno sfruttando le conseguenze del cambiamento climatico per allargare le proprie rotte marittime e commerciali. Solo qualche mese fa, il premier cinese Li Qiang e il suo omologo russo Mikhail Mishustin hanno firmato un comunicato congiunto per sviluppare le rotte di navigazione artiche. Mosca spera di esportare più petrolio e gas verso la Cina per limitare l’impatto delle sanzioni occidentali, mentre Pechino sta cercando rotte di navigazione alternative per ridurre la sua dipendenza dallo Stretto di Malacca, nel Sud-Est asiatico.
Lo scioglimento delle calotte polari ha reso più navigabili acque un tempo impercorribili, liberando vie di navigazione che venivano precluse dal traffico commerciale. Una fortuna per Pechino, che ha puntato gli occhi su questa zona del mondo per far passare i corridoi della “Via della seta polare” (una delle rotte della Nuova Via della Seta) e ridurre quindi i tempi di percorrenza delle merci tra i porti cinesi e gli scali europei. Basti pensare che una nave che parte da Shanghai per arrivare a Rotterdam, passando per il canale di Suez, potrebbe impiegare circa 50 giorni. Ma attraverso la rotta nordica e la Via della Seta Polare lo stesso viaggio durerebbe circa 33 giorni.
In ballo anche gli interessi militari
Ci sono però anche gli interessi militari che Russia e Cina hanno in questa zona di mondo. Per Pechino la rotta polare può essere utile alla marina cinese per spostare più rapidamente le proprie truppe dal Pacifico all’Atlantico. Mosca, invece, ha già certificato il suo interesse aprendo centinaia di siti militari dell’era sovietica nell’Artico, secondo un recente documento del Pentagono. E le recenti esercitazioni congiunte di Russia e Cina devono essere lette anche in quest’ottica. Non a caso, gli Stati Uniti hanno avvertito che la crescente cooperazione tra Cina e Russia nell’Artico potrebbe influire sulla stabilità regionale, una preoccupazione negata da entrambi i Paesi.