Nuovi sviluppi sul caso del giudice Paolo Adinolfi: scavi nella catacomba di Roma
Recenti scavi nella catacomba adiacente alla villa romana, attualmente nota come Casa del Jazz, hanno riaperto il dibattito sulla misteriosa scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, avvenuta nel 1994. Le indagini, già archiviate nel ’94, sono state riaperte nel 1996 poiché si credeva che il corpo del magistrato potesse trovarsi sepolto in questo luogo, in relazione all’allora proprietario Enrico Nicoletti, nota figura legata alla banda della Magliana, ma la procura di Perugia non ha mai trovato prove concrete. Adesso, nuovi scavi hanno attirato l’attenzione del procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, riporta Attuale.
Fausto Cardella, ex procuratore generale di Perugia e coinvolto nelle indagini originali, ha dichiarato: “Io condussi le indagini dopo la sparizione nel ’94 e chiesi un’archiviazione che in gergo si dice ‘aperta’. Poi, seguendo le dichiarazioni di un pentito, riaprimmo il caso, ma non emersero elementi utili per un procedimento.” La conclusione fu di nuovo l’archiviazione, nonostante le generiche indicazioni sulla possibile sepoltura di Adinolfi nella catacomba.
Durante gli scavi, un geologo esperto ha esaminato il tunnel, ma ha escluso la presenza di cadaveri o tracce indicate da indagini recenti. La mancanza di prove ha portato nuovamente alla chiusura del caso, nonostante le numerose voci e sussurri che hanno caratterizzato la vicenda di Adinolfi, inclusi presunti legami con un funzionario latitante del Sisde.
Nonostante non vi siano state indagini su Nicoletti, che si era mostrato sarcastico nei confronti degli inquirenti affermando: “Dottore, le è piaciuta casa mia, ma Adinolfi non lo avete trovato”, il caso si è rivelato complesso e pieno di interrogativi. “Seguimmo tutte le piste”, ha confermato Cardella, sottolineando le difficoltà nell’indagine, legate alla delicatezza della situazione e agli interessi economici in gioco.
Le indagini rimangono in un limbo, senza nuovi elementi che possano riaprire ufficialmente il caso. La figura di Adinolfi, le cui attività come giudice fallimentare erano già sotto scrutinio, continua a sollevare interrogativi su una scomparsa avvenuta in circostanze oscuri, in un periodo di intense tensioni tra interessi criminali e giudiziari.