La premier ha promosso un ‘mini-summit’ con dieci Stati membri. Ma Francia, Germania, Spagna e Belgio restano scettici
La proposta di allargare su scala europea quanto fatto dall’Italia con l’Albania, ossia la creazione di “hub” o “piattaforme di sbarco” nei Paesi terzi per la gestione dei migranti irregolari, divide gli Stati membri dell’Ue. L’iniziativa, guidata dalla premier Giorgia Meloni, ha trovato il supporto di Olanda e Danimarca, e l’interesse di almeno altri otto Paesi del blocco. Ma Francia e Belgio, tra gli altri, non sembrano interessati a seguire il “modello” di Roma e Tirana.
La ricerca di un’intesa Ue
Poco prima dell’inizio del summit di Bruxelles, Meloni, insieme alla leader danese Mette Frederiksen e al premier olandese Dick Schoof, ha promosso una riunione informale cui hanno partecipato anche i leader di Grecia, Cipro, Austria, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria. Con loro anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Quasi tutti i partecipanti avevano sottoscritto una lettera congiunta a maggio in cui chiedevano alla Commissione di stringere partenariati più forti con i Paesi lungo le rotte migratorie e di rafforzare le politiche di rimpatrio per coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale. Tra le righe della missiva, la creazione di centri in Stati extra-Ue in cui inviare i migranti irregolari e gestire da lì le domande di asilo. La risposta di von der Leyen è arrivata proprio alla vigilia del vertice di Bruxelles: la leader della Commissione ha sottolineato l’accordo raggiunto da Roma e Tirana, invitando gli Stati membri a esplorare le “lezioni pratiche” che potrebbero essere tratta da questo accordo.
I dubbi di Francia e Belgio
L’accordo tra l’Italia e l’Albania “credo che per ora riguardi 19 persone (16 in realtà, ndr). La storia ha dimostrato che queste soluzioni non portano a grandi risultati. Può essere che in futuro porti a risultati maggiori. Per ora, è costoso e i volumi sono ridotti, ma vedremo nei prossimi mesi”, ha tagliato corto il premier belga Alexander De Croo. Mentre la Francia, secondo fonti dell’Eliseo, preferirebbe incoraggiare i rimpatri (“quando le condizioni lo permetteranno”) piuttosto che impegnarsi per la costruzione di “hub in Paesi terzi”. Per De Croo, gli hub rischiano di essere un buco nell’acqua: “Quello che funziona sono gli accordi con i Paesi terzi che riguardano anche gli investimenti nell’energia rinnovabile, come ne abbiamo fatti con l’Egitto, la Mauritania, la Tunisia. Il Belgio ne ha fatti con il Marocco. Queste cose funzionano: i flussi irregolari sono fortemente diminuiti”, assicura.
Tra le assenze di peso alla riunione pre-vertice, oltre a quella della Francia, si segnalano quelle di Germania e Spagna. Anche tra chi ha partecipato alla riunione ristretta voluta da Meloni, i dubbi sugli hub restano: “Vorrei essere prudente. Si tratta di un accordo bilaterale. Non so se possa essere replicato a livello europeo. Dobbiamo anche vedere se funziona davvero”, ha dichiarato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, in un’intervista al Financial Times.
Le conclusioni del vertice
Giovedì pomeriggio, Meloni è tornata all’attacco sul tema intervenendo al tavolo dei leader Ue: la premier ha sottolineato come “l’accordo italiano con l’Albania” può essere anche un “deterrente nei confronti dei trafficanti che non possono più assicurare destinazioni certe ai migranti”. Per questo, occorre “continuare a lavorare ai partenariati con i Paesi di origine e transito, offrendo tra l’altro tra gli incentivi anche quello della migrazione legale”, avrebbe aggiunto Meloni, secondo fonti diplomatiche.
Il summit è finito poco dopo cena proprio con le conclusioni sull’immigrazione, nelle quali i leader hanno chiesto alla Commissione europea di presentare “una nuova proposta legislativa con urgenza” sui rimpatri. “Il Consiglio europeo – si legge nelle conclusioni del vertice – chiede un’azione determinata a tutti i livelli per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall’Unione europea, utilizzando tutte le politiche, gli strumenti e i mezzi pertinenti dell’Ue, tra cui diplomazia, sviluppo, commercio e visti”. Nessun riferimento diretto agli hub, chiaramente, ma solo un sibillino passaggio: “Dovrebbero inoltre essere considerate vie innovative per contrastare la migrazione irregolare, in linea con la legge Ue e internazionale”.