È il primo Paese dell’Ue a optare per questa scelta. Le associazioni denunciano che decine di migliaia di militari hanno abbandonato l’esercito, se catturati rischiano dieci anni di prigione
Visti ai disertori russi per consentire loro di restare in Europa. La decisione, la prima nel suo genere nell’Unione europea, è della Francia. Le associazioni per i diritti umani esultano, sperando che altri Paesi del blocco seguano l’esempio di Parigi. Sarebbe secondo loro una via d’uscita per i soldati russi che vogliono smettere di combattere in Ucraina, ma rischiano dieci anni di prigione se catturati da Mosca.
Fuggire dai combattimenti in Ucraina è particolarmente difficile, ma alcuni militari ci riescono. Il problema però è riuscire a restare in dei Paesi considerati “sicuri”, fuori dalla sfera di influenza del Cremlino. Negli ultimi mesi sei militari ce l’hanno fatto, arrivando in Francia dopo essere passati dal Kazakistan. Adesso arriva la decisione storica del governo transalpino che potrebbe permettere loro di dormire sonni più tranquilli.
Privi di documenti o passaporti stranieri, i sei soldati russi che hanno abbandonato le truppe di Mosca sono arrivati separatamente sul territorio francese. “Quando sono atterrato in Francia, è stata la prima volta che ho potuto respirare a pieni polmoni. Ho provato un senso di calma e libertà… il peggio era alle mie spalle”, ha detto al quotidiano britannico The Guardian Alexander, un ex soldato russo a contratto. La sua diserzione risale all’estate del 2023. E non si tratta di un caso isolato.
Migliaia di disertori russi abbandonano il fronte
Dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, circa 7.400 soldati sono stati processati dai tribunali militari per essersi allontanati senza permesso dall’esercito. Secondo il sito di informazione indipendente russo Mediazona, ogni mese aumenta il numero di casi registrati. Si ipotizza però che diverse decine di migliaia di uomini abbiano optato per la diserzione. “Questo caso in Francia è davvero importante per dimostrare ai soldati che hanno altre opzioni oltre a quella di andare in Ucraina e uccidere la gente lì”, ha affermato Anastasia Burakova, fondatrice di The Ark, un’organizzazione che sostiene i russi che si oppongono alla guerra in Ucraina sia all’interno della Russia che in esilio.
Dieci anni di prigione per i disertori russi
L’opzione di offrire asilo ai renitenti alla leva e ai disertori dell’esercito russo è stata al vaglio dell’Unione Europea nel suo complesso, ma Bruxelles non ha mai adottato una decisione ufficiale e univoca in questo senso. “Questa è la prima volta che un paese dell’Ue ha fatto entrare un gruppo di disertori che non avevano documenti di viaggio o passaporti stranieri”, ha precisato Ivan Chuviliaev, portavoce di Go By The Forest, un’organizzazione dedita a supportare i soldati russi che decidono di evitare i combattimenti contro l’Ucraina.
Il gruppo aveva dichiarato a Mediazona che il 30 percento dei 520 soldati che ha aiutato a disertare si nascondeva in Russia, mentre i restanti erano fuggiti all’estero. Secondo le leggi russe, la diserzione in tempo di guerra è punibile con una pena fino a 10 anni di carcere. La punizione massima è stata rafforzata dal presidente Vladimir Putin dopo l’inizio del conflitto contro Kiev. Per coloro che vengono scoperti, già prima della galera le condizioni sarebbero pessime. Dall’Ucraina sono arrivate segnalazioni di soldati russi rinchiusi in fosse e scantinati per giorni e giorni dai loro superiori dopo aver tentato la fuga.
I disertori russi estradati dai Paesi ex-sovietici
Per coloro che riescono a lasciare la Russia, le opzioni sono limitate. Le truppe in servizio non sono in possesso dei loro passaporti. Questo significa che i disertori possono viaggiare solo in Paesi ex-sovietici che non richiedono documenti, come Armenia, Kazakistan o Kirghizistan. Una volta arrivati lì non possono ritenersi al sicuro. “È davvero difficile trovare un lavoro e avere un reddito”, ha detto Burakova. “Non possono avere alcuno status legale. Non possono lasciare il Paese. E inoltre, corrono un alto rischio di essere rapiti”, ha messo in evidenza la fondatrice di The Ark.
L’organizzazione riesce ad aiutarli a raggiungere i Paesi nella sfera sovietica, ma non può garantire la loro sicurezza. È andata male ad esempio al disertore russo Dmitri Sedrakov, catturato illegalmente dalle forze russe in Armenia nel dicembre 2023, per essere riportato in Russia. Ci sono state estradizione analoghe anche dal Kirghizistan e dal Kazakistan.
Neppure in Europa, però, i disertori russi possono restare tranquilli. Lo dimostra il caso di Maksim Kuzminov, giovane pilota russo che aveva disertato la scorsa estate, e che è stato ritrovato morto in Spagna a metà febbraio del 2024, molto probabilmente per mano di un killer assoldato da Mosca. Il 13 febbraio il suo cadavere è stato rinvenuto a Villajoyosa, nei pressi di Alicante, dove viveva in incognito. A ucciderlo un colpo di pistola.
Dopo il visto la richiesta di asilo politico per i disertori
I sei soldati a cui è stato concesso il visto intendono presentare domanda di asilo politico in Francia. Per ottenere i visti temporanei sono state necessarie lunghe discussioni con gruppi per i diritti umani per garantire. Gli attivisti hanno dovuto assicurare che gli ex militari non rappresentassero un rischio per la sicurezza e che fossero sinceramente contrari alla guerra in Ucraina. “Possiamo stabilire che le persone non hanno preso parte a crimini di guerra, o talvolta che erano semplicemente di stanza in postazioni militari in Russia, non nei territori occupati dell’Ucraina”, ha fatto sapere Burakova.
Negli ultimi due anni l’Ue ha inasprito le linee guida sulla concessione di visti ai cittadini russi, mentre molti Paesi hanno sospeso del tutto i visti per i russi. Unica eccezione: l’Ungheria di Viktor Orban che di recente ha facilitato la concessione dei visti. Gli attivisti di The Ark sperano che la decisione francese di concedere visti ai disertori sia un segnale di speranza per altri soldati russi, che intendano abbandonare l’esercito e un segnale per accelerare il processo di pace.