Aperta un’inchiesta sul trucco per vendere in Europa il petrolio russo vietato

05.11.2024
Aperta un'inchiesta sul trucco per vendere in Europa il petrolio russo vietato -- Aperta un'inchiesta sul trucco per vendere in Europa il petrolio russo vietato
Aperta un'inchiesta sul trucco per vendere in Europa il petrolio russo vietato -- Aperta un'inchiesta sul trucco per vendere in Europa il petrolio russo vietato

Il greggio di Mosca verrebbe fatto transitare in posrti come quelli della Turchia per poi essere esportato in Europa come turco, una pratica su cui ora le autorità di Bruxelles vogliono vederci chiaro

L’ufficio antifrode dell’Unione europea, l’Olaf, ha aperto un’indagine su una scappatoia che permette a Paesi come la Turchia di esportare in Europa il petrolio russo, petrolio che dovrebbe essere invece vietato a causa delle sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina. Lo rivela Politico che cita persone che hanno familiarità con la questione.

Lo schema è possibile grazie a una clausola alle sanzioni di Bruxelles che consente l’ingresso nell’Ue di carburanti “miscelati” se etichettati come non russi. La scappatoia avrebbe finora generato fino a tre miliardi di euro per Mosca solo da tre porti turchi nei 12 mesi successivi all’imposizione delle sanzioni comunitarie sulle importazioni di petrolio russo nel febbraio 2023.

La denuncia

Alcuni mesi fa il Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea) e il Center for the Study of Democracy (Csd), avevano pubblicato uno studio che affermava che Ankara starebbe aiutando il Cremlino a proteggere il suo commercio di combustibili fossili, che costituisce quasi la metà del suo bilancio ed è fondamentale per sostenere i costi dell’invasione dell’Ucraina. In pratica gli idrocarburi del Paese guidato da Vladimir Putin verrebbero fatti transitare nei porti della Turchia, dove sarebbero poi trasferiti su navi locali per poi essere rivenduti come se fossero turchi.

Secondo i centri di ricerca, dall’entrata in vigore delle sanzioni sul petrolio di Mosca il 5 febbraio 2023 fino alla fine di febbraio 2024, l’Ue avrebbe importato 5,16 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi per un valore di 3,1 miliardi di euro da tre porti turchi senza hub di raffinazione, Ceyhan, Marmara Ereğlisi e Mersin.

Il trucco

Secondo la denuncia dei due think tank solo nel maggio 2023, il terminal petrolifero di Toros Ceyhan, nel porto turco di Ceyhan, avrebbe ricevuto 26.923 tonnellate di gasolio da Novorossiysk in Russia. E proprio dieci giorni dopo l’importazione, il terminale avrebbe spedito un volume analogo di gasolio alla raffineria Moh di Corinto in Grecia. Nel 2023, la Turchia è diventata il principale acquirente mondiale di prodotti petroliferi russi e ha importato il 18% delle esportazioni totali di Mosca.

Il boom delle importazioni di Ankara ha seguito una tendenza globale emergente che vede Paesi che non hanno imposto sanzioni come l’India e la Cina aumentare gli acquisti, sfruttando la disponibilità di idrocarburi della Federazione a prezzi più bassi, con il Cremlino alla disperata ricerca di nuovi mercati.

Ma in Turchia, una differenza cruciale è stata l’aumento di prodotti petroliferi raffinati piuttosto che greggio. Nello stesso periodo, l’11% (13 milioni di tonnellate) delle importazioni totali di prodotti petroliferi dell’Ue è arrivato proprio dalla Turchia: un aumento del 107% in termini di volume rispetto all’anno precedente, sottolinea lo studio.

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