L’incontro segreto tra Meloni e Mattarella subito prima del video sul caso Almasri

31.01.2025
L'incontro segreto tra Meloni e Mattarella subito prima del video sul caso Almasri
L'incontro segreto tra Meloni e Mattarella subito prima del video sul caso Almasri

La presidente del Consiglio avrebbe avvisato e incontrato segretamente il capo dello Stato al Colle, poche ore prima di annunciare di aver ricevuto l’informativa di iscrizione nel registro degli indagati

Il presidente Sergio Mattarella saluta il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione del Consiglio supremo di difesa. Foto Francesco Ammendola/ufficio stampa Quirinale/LaPresse

Un confronto al Quirinale non formale, ma segreto. Giorgia Meloni avrebbe avvisato e incontrato segretamente il capo dello Stato Sergio Mattarella martedì 28 gennaio, nel primo pomeriggio, prima di postare poco dopo sui social, intorno alle 17, il video messaggio in cui ha annunciato di essere stata iscritta nel registro degli indagati per il caso del generale libico Almasri, con un’informativa firmata dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi per favoreggiamento e peculato.

L’incontro al Quirinale tra Meloni e Mattarella

La premier, che aveva già incontrato Mattarella al Colle la mattina per la commemorazione della Giornata della memoria, ha deciso di incontrare di nuovo il presidente della Repubblica dopo un confronto con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, anche lui indagato con i ministri Matteo Piantedosi (Interno) e Carlo Nordio (Giustizia). Poi la mossa della premier per avvisare subito il Colle dell’iscrizione nel registro degli indagati e del video che avrebbe postato da lì a poco, con una sorta di appello alla nazione e un attacco alla magistratura.

Di cosa hanno parlato?

Cosa Meloni e Mattarella si siano detti “non è dato sapere”. “Riserbo assoluto, granitico fra le parti come prevede la grammatica istituzionale. E non è un caso che il Colle si attesta su un rigido no comment nelle ore e nei giorni a venire, man mano che deflagra lo scontro fra centrodestra e un pezzo di magistratura”, ha rivelato Francesco Bechis in un retroscena sul Messaggero. Argomenti top secret, certo, ma per la tempistica e per il fatto che Mattarella presiede il Consiglio superiore della magistratura, si può dedurre che nel colloquio segreto sia stato affrontato il caso Almasri: è stata proprio questa, d’altronde, l’ultima occasione di scontro tra il governo Meloni e la magistratura.

Fonti del Quirinale confermano

Poi, intorno alle 13 di oggi, fonti della presidenza della Repubblica hanno confermato la ricostruzione, precisando che Giorgia Meloni “ha incontrato nel pomeriggio di martedì al Quirinale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per comunicargli di aver ricevuto da parte della procura di Roma l’iscrizione di lei e di altri membri del governo nel registro degli indagati”.

Il caso Almasri e l’attacco di Meloni alla magistratura

La vicenda del capo della polizia giudiziaria libica Almasri – accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, arrestato a Torino e poi scarcerato e rimpatriato dall’Italia con un volo speciale – continua ad alimentare il dibattito politico. Nelle scorse ore, Meloni è tornata ad attaccare la magistratura. L’avviso di indagine della procura di Roma ha fatto “un danno alla nazione” ed è l’esempio di come “un pezzetto di magistratura vuole governare”, ma “allora si candidino: non si può fare che loro governano e io vado alle elezioni”, ha detto la premier.

Tesi confutate dall’Anm: “I magistrati non fanno politica, sarebbe auspicabile che i politici non provassero a sostituirsi ai magistrati, lasciando loro il compito istituzionale di esaminare e valutare gli atti processuali senza impropri condizionamenti”, ha replicato il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro.

Assistiti dall’avvocata Giulia Bongiorno, la premier e gli altri indagati devono ancora decidere se farsi ascoltare dal tribunale dei ministri o inviare memorie. A Palazzo Chigi, comunque, sono convinti che tutto si chiuderà a breve con un’archiviazione. Fonti qualificate hanno assicurato che l’esecutivo non ha posto il segreto di Stato sulla vicenda del generale libico e questo implica che i ministri potranno riferire in Parlamento.

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