Le spese per la Difesa fuori dal Patto di Stabilità per far aumentare gli acquisti di armi

04.02.2025
Le spese per la Difesa fuori dal Patto di Stabilità per far aumentare gli acquisti di armi
Le spese per la Difesa fuori dal Patto di Stabilità per far aumentare gli acquisti di armi

Dopo la riunione dei leader Ue, la presidente della Commissione von der Leyen apre alla richiesta di Paesi come l’Italia: “In tempi eccezionali bisogna prendere misure eccezionali”

In Europa “è arrivato il momento delle decisioni”. Il blocco deve armarsi per migliorare la sua sicurezza e, nel settore della Difesa, “dobbiamo fare di più, fare meglio, fare più velocemente e fare insieme”. È così che il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha sintetizzato i risultati del ritiro informale organizzato ieri (3 febbraio) a Bruxelles. E per fare di più e meglio, banalmente, servono soldi. E dove prenderli, questi soldi? I leader dei Ventisette hanno discusso sia di fondi comuni, sia dell’emissione di eurobond, sia di altri strumenti, ma un accordo non è facile da raggiungere.

Dove, però, ci sono state grandi aperture è sulla possibilità di scorporare le spese militari dai calcoli del Patto di stabilità. Nell’Ue “c’è grande urgenza di aumentare la spesa per la difesa, e per questo servono prima di tutto più fondi pubblici. Sono disponibile ad esplorare e userò tutta la gamma di flessibilità che abbiamo nel nuovo Patto di stabilità e crescita per consentire un significativo aumento della spesa per la difesa”, ha assicurato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del summit informale.

Il vertice, che è stato adattato a un formato di “ritiro dei leader”, non si è concluso con l’adozione di un testo di conclusioni non vincolante, ma ha comunque indicato la strada da intraprendere. “Per tempi eccezionali è possibile valutare misure eccezionali nell’ambito del Patto di stabilità e crescita”, ha affermato la popolare tedesca, in riferimento agli obiettivi dell’Ue per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche.

Questi obiettivi sono legati principalmente a due parametri: il contenimento del debito sotto la soglia del 60 per cento del Pil e il mantenimento del deficit sotto il 3 per cento del Pil. La spesa per la Difesa, dal 2021 al 2024, è aumentata del 30 per cento nell’Ue, ma i 27 Paesi, con l’1,9 per cento del Pil dedicato alla spesa militare, non superano l’obiettivo stabilito a livello Nato, pari al 2 per cento.

La Commissione europea potrebbe quindi venire incontro agli Stati, come l’Italia, che chiedono che le spese militari, in parte o del tutto, non siano incluse nel calcolo per stabilire il livello del deficit annuale. La mossa verrà proposta sulla base della convinzione che “spendere miliardi dei contribuenti per la Difesa porti a un ritorno in termini di know-how e posti di lavoro di qualità”, ha detto von der Leyen ai giornalisti.

Il capo dell’esecutivo Ue ha annunciato anche di voler approfondire il lavoro con la Banca europea per gli investimenti affinché modifichi le sue pratiche di concessione del credito, allargandolo magari anche alle armi, con un effetto che ci si aspetta sia a catena anche nel settore bancario privato. “C’è consenso tra gli Stati membri sul fatto che gli investimenti aiuteranno la pace, la prosperità e la competitività in tutta l’Ue, a beneficio delle imprese e della creazione di nuovi posti di lavoro”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Costa.

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