A 20 anni dal “Big Bang” l’Europa punta a un nuovo allargamento

30.04.2024
A 20 anni dal "Big Bang" l'Europa punta a un nuovo allargamento
A 20 anni dal "Big Bang" l'Europa punta a un nuovo allargamento

Il presidente del Consiglio europeo Michel invita ad andare avanti: “Un’esigenza che si è rafforzata. La Russia attenta alla nostra libertà e democrazia”

L’Unione europea festeggia i 20 anni dal cosiddetto “Big Bang” europeo, il più grande allargamento della storia dell’istituzione che avvenne quando, nel 2014, entrarono nel blocco ben 10 nuovi membri. E ora, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l’allargamento “è un’esigenza che si è rafforzata” e l’Europa deve puntare ad allargarsi ancora. L’invito è arrivato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, secondo cui l’allargamento a Est sarebbe uno strumento geopolitico per stabilizzare il continente e neutralizzare le mire espansionistiche di Vladimir Putin. “La Russia attenta alla nostra libertà e democrazia. Ci ha posto il problema. Difesa e sicurezza”, ha avvertito il politico belga, e per questo “dobbiamo convincere i cittadini della bontà del progetto europeo, della sua necessità”.

Nel 2004 avvenne il quinto allargamento dell’Unione (chiamato Big Bang per le dimensioni che assunse), che accolse nella famiglia europea ben 10 nazioni: Polonia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Lettonia, Malta e Cipro. Nel 2007 si aggiunsero altri due Paesi dell’Est Europa, Romania e Bulgaria, che portarono l’Unione a quota 28, numero che è poi sceso a 27 dopo la Brexit e l’addio del Regno Unito.

Durante la Guerra fredda la maggioranza dei nuovi membri apparteneva al blocco orientale comunista. Il grande interrogativo sull’opportunità di accettare questi Stati nella famiglia europea riguardava i costi necessari per far riprendere economicamente questi Paesi ex sovietici, che erano più poveri e non completamente abituati a delle economie di mercato. “Molti dubitavano della capacità dell’Ue di integrare popolazioni ed economie di più di 100 milioni di persone”, ha detto Michel, che ha rivendicato che invece il risultato è stato “spettacolare”.

Secondo la Commissione, il Pil medio pro capite dei dieci Paesi che hanno aderito nel 2004 è cresciuto dal 59 per cento della media dell’Ue all’81 per cento. L’Estonia ha registrato un tasso di crescita medio annuo del reddito nazionale lordo superiore all’8 per cento. Polonia, Slovacchia, Malta e Lettonia sono cresciute in media di oltre il 7 per cento. I salari reali sono raddoppiati tra il 2004 e il 2023. I livelli di povertà ed esclusione sociale sono diminuiti dal 37 per cento nel 2005 al 17 per cento nel 2020. 

Ma ogni grande progetto è sempre accompagnato da numerosi problemi. Nei Paesi dell’Europa occidentale si sta diffondendo il dubbio sulla capacità europea di integrare i numerosi nuovi Stati con un processo di adesione già avviato. In fila per aderire all’Unione ci sono nove nazioni: Bosnia, Ucraina, Montenegro, Serbia, Moldavia e Turchia, che hanno iniziato in negoziati, poi Georgia, Albania e Macedonia del Nord che hanno ottenuto lo status di candidato. 

Fra questi è l’Ucraina che pone i dubbi più grandi. Oltre alla sua povertà postbellica, la sua estensione geografica e il suo peso economico stravolgerebbero gli equilibri dell’Unione: diventerebbe il Paese più grande del blocco e il quinto più popoloso. E le proteste per il semplice ingresso senza dazi dei suoi prodotti agricoli, che sono state organizzate dagli agricoltori del blocco, danno un’idea di quale potrebbe essere l’impatto dell’allargamento. Secondo alcuni studi l’Ue dovrebbe aggiungere 100 miliardi di euro al bilancio della Pac per sostenere l’ingresso di Kiev.

L’allargamento pone anche problemi nel (già) poco efficace processo decisionale dell’Ue. Già adesso i 27 membri Ue fanno fatica a trovare l’accordo su alcune proposte di temi che richiedono l0’unanimità, come politica estera e tassazione, figurarsi con 8 o 9 membri aggiuntivi. Per questo diverse capitali stanno chiedendo con forza di legare la continuazione del processo di allargamento alla revisione dei trattati dell’Unione nelle aree fondamentali dei valori, delle politiche, del bilancio e della governance. “Se prima le riforme erano necessarie, con l’allargamento diventano indispensabili”, ha avvertito il mese scorso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Fonte: Today

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