Sondaggi e atteggiamento dell’ex presidente hanno certificato la vittoria della candidata democratica nel primo confronto tv, ma a chi servirebbe davvero un secondo dibattito? Il nuovo dilemma della campagna elettorale statunitense
Dopo il primo dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump, i democratici ne vogliono un altro. Si dice che non bisogna dare una seconda opportunità al proprio avversario quando si è in vantaggio. Ma c’è anche chi dice che se si è in vantaggio bisogna continuare ad attaccare e segnare il punto decisivo per la vittoria. Secondo i sondaggi, Harris ha avuto la meglio su Trump nel confronto televisivo su Abc, come anche confermato dall’atteggiamento dell’ex presidente che ha criticato i giornalisti in studio e ha rifiutato un secondo appuntamento con la sfidante. Ma ora a chi serve davvero un altro dibattito nella corsa alla presidenza? Le cose sono più complicate di come sembrano.
Perché Kamala Harris vuole un altro dibattito con Donald Trump
Pochi minuti dopo la fine del primo dibattito televisivo con Donald Trump, lo staff della campagna elettorale di Kamala Harris ha subito chiesto di farne un altro. Due giorni dopo, durante un comizio in North Carolina, la candidata democratica ha dichiarato che “gli elettori meritano un secondo dibattito”.
La stragrande maggioranza degli osservatori e i sondaggi post dibattito considerano Harris come la vincitrice del primo confronto con l’ex presidente. La retorica della vicepresidente ha funzionato: è stata pungente e puntuale nelle parole, eloquente col linguaggio del corpo. Harris ha portato Trump dove più le serviva, riuscendo a imporsi anche nei temi deboli come immigrazione ed economia. Lei attaccava, lui si difendeva.
Ora la volontà dei democratici è chiara: attaccare ancora e dare il colpo di grazia all’avversario, con un altro dibattito a ottobre. Trump ha rifiutato, per ora. In precedenza aveva accettato un dibattito il 25 settembre sulla Nbc, che però Harris aveva rifiutato.
Come riporta il New York Times, per i consiglieri della vicepresidente la chiave per vincere le elezioni è mantenere l’attenzione dell’opinione pubblica sulla possibilità del ritorno di Trump alla Casa Bianca.
Come cambia la strategia dei repubblicani: Trump ci pensa
Sulla possibilità di partecipare a un secondo dibattito Donald Trump è stato irremovibile. Eppure qualcosa potrebbe cambiare. “Abbiamo fatto due dibattiti e poiché hanno avuto successo, non ce ne sarà un terzo”, ha detto Trump a Tucson, Arizona.
Il primo a cui si riferiva l’ex presidente era quello avuto con Joe Biden a giugno. All’indomani del confronto, decisamente negativo per il presidente in carica, Trump aveva promesso di discutere “con chiunque, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo”, offrendo ai donatori magliette con un’immagine – finta -, di se stesso a torso nudo con i guantoni da boxe.
Ma Trump ha lasciato intendere che potrebbe cambiare idea: “Forse se fossi dell’umore giusto, non lo so”, ha detto a una conferenza stampa da un suo campo da golf in California (non quello dell’attentato). Dietro il pericolo di un altro dibattito potrebbero nascondersi delle opportunità.
Cosa può succedere in un altro dibattito: le carte di Harris vs.Trump
Secondo il New York Times, ci sono state conversazioni con la Nbc per un potenziale secondo dibattito in ottobre, ma non è chiaro il coinvolgimento del team repubblicano nella faccenda. Per Trump potrebbe essere una seconda occasione, anche se rischiosa.
Lo spunto arriva da John Thune del South Dakota, senatore repubblicano, che all’Associated Press ha dichiarato: “Francamente, si sarebbe potuto fare meglio”, riferendosi al mancato affondo di Trump su due temi “forti” come immigrazione ed economia. Per lui un altro incontro sarebbe “utile”, aggiungendo: “Non credo che siano entrati abbastanza nel merito delle loro divergenze. Spero che ci sia un altro dibattito”.
Il margine repubblicano su cui costruire un secondo dibattito sta forse nella domanda iniziale del primo, quando è stato chiesto alla vicepresidente se gli elettori stessero meglio economicamente rispetto a quattro anni fa. Quella è stata forse la risposta più debole di Harris, a causa dell’impopolarità dell’amministrazione Biden, di cui fa parte. C’è poi l’immigrazione, su cui Trump può solo fare meglio di gatti e cani mangiati dagli immigrati.
D’altra parte, i democratici non partono più come sfavoriti. Harris ha ribaltato la situazione dopo il disastro di Biden e ora vorrebbe dare una spallata alla campagna. Tuttavia, ripetersi non è semplice e Trump è pronto ad attaccare sui temi “ciccati” nel primo dibattito. Lo staff di Harris vuole segnare il punto decisivo per chiudere la partita. Ma è davvero in vantaggio?
Cosa dicono gli ultimi sondaggi: chi sta vincendo le elezioni Usa
La scelta di un secondo dibattito a ottobre è significativa. Nel primo, 67,1 milioni di americani si sono piazzati davanti Abc, l’evento più seguito dell’anno dopo il Super Bowl. Sappiamo che i sondaggi raramente sono decisivi per le sorti di un’elezione, ma con questo potrebbe essere diverso.
Al momento non è chiaro l’effetto che ha avuto il confronto televisivo del 10 settembre, a dispetto dei dati chiari sulla percezione della vincitrice. Nel complesso, Harris è in vantaggio su Trump di tre punti percentuali a livello nazionale, secondo la media dei sondaggi del New York Times. È già circa un punto in più in una settimana.
Ma la competizione negli stati chiave è serrata: Harris è avanti in cinque dei sette “swing states” (Michigan, Pennsylvania, Georgia, Nord Carolina e Arizona) ma di appena un punto percentuale o meno. E c’è il “quasi” attentato a Trump di cui tenere conto, che potrebbe cambiare ancora qualcosa.
Al momento l’attenzione si sta spostando sul dibattito tra i vicepresidenti designati, Tim Walz e J.D. Vance. La scelta di un secondo dibattito per i candidati presidenti è invece tutt’altro che scontata: le prossime mosse saranno sempre più pesanti.