Un disegno di legge punta a consentire alle guardie di usare la forza in caso di situazione considerate di emergenza. Dubbi dal commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa
Varsavia vuole rendere più semplice per le sue guardie di frontiera utilizzare armi per respingere i migranti. La Polonia sta da tempo combattendo contro i flussi in crescita al confine con la Bielorussia, dove ha costruito una recinzione di 186 chilometri, e accusa il governo di Alexander Lukashenko di usare gli immigrati come forma di arma ibrida. Con l’elezione di un nuovo governo guidato dal popolare Donald Tusk, si pensava che la linea della nazione si sarebbe quantomeno ammorbidita, dopo gli anni al potere di Diritto e Giustizia, il partito della destra radicale alleato con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni in Europa. E invece si va verso la linea durissima, che a quanto pare è supportata da buona parte della popolazione.
In discussione in Parlamento c’è un disegno di legge che consentirebbe esplicitamente ai servizi di sicurezza di usare la forza, compreso con l’utilizzo di armi da fuoco, alla frontiera in determinate situazioni di emergenza. Il ministro degli Interni Tomasz Siemoniak ha dichiarato che il disegno di legge invierebbe “un chiaro segnale di sostegno alle persone in uniforme che combattono l’aggressione al confine”. E la popolazione sembra essere d’accordo.
Un sondaggio del quotidiano della nazione Rzeczpospolita ha indicato che l’85,7% dei polacchi ritiene che i soldati debbano essere in grado di usare le armi per respingere gli immigrati che usano la forza. Ma le associazioni sono preoccupate. “Credo che il governo sia entrato nei panni dei suoi predecessori perché era conveniente”, ha detto Marcin Wolny, avvocato della Fondazione Helsinki per i Diritti Umani.
Anche il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Michael O’Flaherty, ha espresso preoccupazione per la risposta della Polonia alla crisi migratoria al confine con la Bielorussia. Il commissario dell’organizzazione internazionale per la difesa della democrazia (che non è una istituzione Ue) non ha criticato solo la legge sull’uso delle armi, ma anche la pratica dei respingimenti anche di migranti che hanno chiesto asilo, sostenendo che può violare il diritto internazionale.
O’Flaherty ha poi espresso preoccupazione per la cosiddetta “zona cuscinetto” introdotta dal governo il mese scorso, che vieta alle persone non autorizzate di avvicinarsi a parti del confine, sottolineando che impedisce l’accesso ai gruppi umanitari, agli osservatori dei diritti umani e ai media alla frontiera.
“Riconosco la serietà e la complessità dei compiti che le autorità polacche devono affrontare nella gestione della migrazione al confine”, ha scritto O’Flaherty, premettendo di “condannare” la “strumentalizzazione della migrazione irregolare” da parte della Bielorussia. Tuttavia, ha aggiunto, “l’invocazione della sicurezza nazionale non può servire come carta bianca per adottare misure che sollevano questioni di compatibilità con gli standard dei diritti umani”.