Andrea Sempio si dice perseguitato dopo il delitto di Garlasco: “Non ho più una vita”

19.11.2025 20:45
Andrea Sempio si dice perseguitato dopo il delitto di Garlasco: "Non ho più una vita"

Pavia, 19 novembre 2025 – “Mi sento perseguitato? Un po’ sì, non posso negarlo”. Così risponde Andrea Sempio, ospite di “Cinque minuti”, in onda stasera dopo il Tg1, alla domanda di Bruno Vespa sulla sua percezione di essere perseguitato. “È una cosa che periodicamente ricapita – spiega Sempio – ci ricadi dentro, un certo accanimento c’è, spero in buona fede. Io al momento non ho una vita, sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi 40 anni sono chiuso lì, non posso fare niente, è come essere ai domiciliari“, riporta Attuale.

All’epoca del delitto di Garlasco, Sempio, amico del fratello della vittima, aveva 19 anni e ora, per la terza volta, si trova al centro di nuove accuse. “Sempio continua a dirsi estraneo alle accuse: “È stato acclarato, in anni di processi e dalle sentenze a cui mi rifaccio, che il colpevole è Alberto Stasi e non ho motivo di pensare il contrario”.

“Il biglietto di papà? Spese per avvocati”

“Penso fosse semplicemente un appunto su quanto costava ritirare le carte dell’archiviazione, per quello 20-30 euro. Anche perché, cosa che non è passata sui media, in casa mia hanno trovato un appunto dove mio padre si era segnato tutte le spese serie, che erano espresse in migliaia di euro“, afferma Andrea Sempio a proposito del famigerato foglio su cui il padre scrisse “Venditti gip archivia x 20-30 euro”. “Quel che è stato speso ai tempi, mio padre ha segnato tutto – ribadisce Sempio -, un altro appunto con tutte le spese c’è, non è ancora uscito sui giornali, non gli è stato dato peso ma è stato trovato. È un appunto dove mio padre ha messo le spese degli avvocati e del consulente”.

“Non sono stato trattato con i guanti bianchi”

In merito alle altre accuse di aver ricevuto domande in anticipo, Sempio chiarisce: ”non c’è stato nessun passaggio di domande”. Su temi come il DNA, ”ho già risposto in alcune interviste e sono sempre quelli gli argomenti”. Inoltre, respinge le affermazioni di essere stato trattato con i guanti bianchi: ”Quando sono stato sentito avevo l’impressione che loro comprendessero quello che stavo dicendo e non mi stessero inquisendo in modo particolare. Ma è la stessa impressione che ho avuto anche quando ho dato il mio DNA o durante la recente perquisizione a casa”.

Il ricorso della Procura di Brescia

Intanto la Procura di Brescia ricorre in Cassazione contro la decisione del Riesame che ha annullato il decreto di sequestro nei confronti dell’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, indagato per corruzione in atti giudiziari. Nel 2017, Venditti avrebbe agevolato l’archiviazione – dietro compenso di denaro – di Andrea Sempio, nuovamente indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi.

In attesa che all’ex magistrato siano riconsegnati cellulari, computer e hard disk, la Procura lavora anche al secondo ricorso sul cosiddetto ‘sistema Pavia’, che da fascicolo con le ipotesi di reato di peculato e corruzione potrebbe declinare in truffa ai danni dello Stato. È quanto risulta all’Adnkronos. In entrambi i casi, i ricorsi della Procura di Brescia, guidata da Francesco Prete, vertono sulla questione delle ‘parole chiave’. L’assenza di parole chiare di ricerca nei decreti di sequestro contro Venditti fin qui proposti, motivata dai pm con la difficoltà di delimitare i contorni, si scontra con le sentenze della Cassazione che ne impone invece la presenza. Sarà proprio la Corte suprema a dover confermare o smentire quanto deciso di recente dal Riesame bresciano.

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