Arresto del giornalista britannico Sami Hamdi negli Stati Uniti
Il giornalista britannico Sami Hamdi è stato arrestato dall’ICE, l’agenzia federale americana incaricata del controllo delle frontiere e dell’immigrazione, per presunta presenza illegale nel paese. Hamdi, di 35 anni e noto per le sue posizioni filopalestinesi e le critiche al governo israeliano, è stato fermato domenica all’aeroporto di San Francisco, in California. Una portavoce del dipartimento di Sicurezza ha comunicato che il suo visto è stato revocato e che Hamdi sarà espulso, poiché «coloro che appoggiano il terrorismo e mettono a rischio la sicurezza degli Stati Uniti non potranno visitare o lavorare in questo paese», riporta Attuale.
L’arresto ha sollevato preoccupazioni riguardo alle motivazioni politiche dietro l’accaduto. Hamdi, direttore del centro di ricerca geopolitico International Interest, si trovava negli Stati Uniti per partecipare a vari incontri, incluso uno organizzato dal Consiglio per le relazioni islamico-statunitensi. Quest’ultimo ha accusato l’amministrazione statunitense di averlo arrestato per motivi politici. L’attivista di destra Laura Loomer ha affermato che l’arresto sarebbe una conseguenza diretta delle sue pressioni sul dipartimento di Sicurezza, indicando la sua vicinanza all’ex presidente Donald Trump e le sue posizioni islamofobe.
Non è ancora chiaro quali dichiarazioni o azioni specifiche siano state contestate a Hamdi, e la questione solleva interrogativi sulle politiche dell’immigrazione statunitensi e sui diritti dei giornalisti stranieri in un contesto di crescente tensione geopolitica. Le reazioni all’arresto continuano a fluire, con richieste di chiarimenti da parte di varie organizzazioni per i diritti umani e di libertà di stampa.
Non ci posso credere! In un periodo in cui dovremmo essere aperti al dialogo, arrestare un giornalista per le sue opinioni è davvero inquietante. Siamo tornati al medioevo? La libertà di stampa è sacra, e qui si gioca con le vite delle persone. Che disastro…