Atreju, opposizioni in crisi: Schlein assente mentre Conte si propone come leader

13.12.2025 22:55
Atreju, opposizioni in crisi: Schlein assente mentre Conte si propone come leader

Assenza di Schlein segna l’evento politico ad Atreju

Roma, 13 dicembre 2025 – Doveva essere il giorno del grande confronto, invece la sedia principale – quella di Elly Schlein – è rimasta vuota. Di conseguenza, anche Giorgia Meloni diserta per assenza di sfidante. Giuseppe Conte ne approfitta per difendere in parte l’alleata-competitor, facendolo notare all’intervistatore, il direttore del Giornale Tommaso Cerno, che lo punzecchia: “Manca pure la premier che aveva esteso l’invito a me. Poteva esserci lei, da buona padrona di casa”. Il leader dei Cinque Stelle sulla partecipazione ad Atreju, la festa di FdI, non ha mai avuto dubbi di sorta, con o senza Elly. “Se verrà fuori un’alleanza con il Pd e le altre forze progressiste, dipenderà solo dai programmi, se ci verranno scritte le nostre battaglie di sempre. Il candidato verrà dopo: in autunno definiremo i criteri per la scelta”, riporta Attuale.

Ma un po’ si direbbe anche perché non esclude di poter conquistare voti nell’elettorato di destra. Quello leghista naturalmente ma anche, e forse persino di più, quello tricolore. Il Conte di Atreju suona musica che al popolo di destra piace assai; sull’immigrazione sembra certamente più vicino a Giorgia che a Elly: “Nel nuovo accordo europeo c’è scritto che dal 2026 tutti i migranti sbarcati in Italia che scapperanno in altri paesi saranno imputati all’Italia, la Germania ha ottenuto questo. Quando ero premier, Merkel me lo chiedeva e io le ho sempre risposto ‘Angela, non se ne parla’”.

Pure sulla sicurezza non scherza: “Sottoscrivo ogni iniziativa contro la violenza e le aggressioni alla polizia, ma se parliamo di sicurezza bisogna fare di più”. Dà un colpettino a Meloni che descrive “genuflessa a Washington”, beccandosi qualche fischio dalla platea. Tra lui e l’ex alleato Salvini l’oggettiva identità di vedute sull’Ucraina un po’ lo imbarazza, quindi la nega: “La Lega di Salvini ha votato tutti gli invii delle armi, ogni volta dice che non è d’accordo ma vota. Noi siamo coerenti”. Insomma il vero “pacifista”, parola che molti traducono in putiniano, è lui e non il Capitano. Conte non è l’unico rappresentante dell’opposizione ad avere accettato l’invito di FdI. Fratoianni ha declinato per questioni di purezza ideologica, ma l’altra metà di Avs, il verde Bonelli, c’è.

Ci sono anche le tre anime centriste: Riccardo Magi (+Europa) e i due ex-terzopolisti, Matteo Renzi e Carlo Calenda. L’ex premier, nel dibattito sulle riforme, esordisce con una figura un po’ incresciosa: «Come ho votato sul premierato? Per ora ha votato la Camera, al Senato la stiamo aspettando». Al contrario, è Palazzo Madama che ha dato il primo via libera, così la ministra Elisabetta Casellati lo rimprovera: «Al Senato non ci sei mai». Incassa il colpo, il leader di Italia viva, e lo ridà con gli interessi. Battibecca con lei e tutti gli ospiti che sono al suo fianco sul palco: i ministri Roberto Calderoli e Paolo Zangrillo, il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli e il moderatore, Bruno Vespa. Cresce la temperatura: il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, sfila a tutti il microfono di mano per placare gli animi. E il titolare della Difesa, Guido Crosetto, ridendo, prende in braccio di peso Renzi per portarlo via. “Mi sono divertito a discutere”, commenta alla fine Renzi. Che, sulla legge elettorale non chiude le porte: “Se la fanno per bene, ci siamo”.

Calenda, si sa, è l’uomo degli obiettivi, tanto ambiziosi quanto irraggiungibili. Stavolta mira a far divorziare Giorgia e Salvini: “Vorrei dire a voi, come dico agli altri del campo largo: state lontani dai putinisti. Nel vostro caso mi riferisco a Salvini, che è una iattura per la vostra coalizione e la Nazione”. Viene il dubbio che se non ci fosse Salvini di mezzo sarebbe già passato da quella parte della barricata. Ma Salvini c’è, il salto è proibitivo ma non significa escludere passaggi condivisi: “Voto ogni cosa che ritengo giusta”. Dal giorno delle opposizioni nel complesso Giorgia Meloni tira fuori un risultato soddisfacente. Peccato per il duello, ma in qualche modo ci sarà oggi, solo a distanza. La premier chiuderà la sua festa, la segretaria del Pd in contemporanea l’assemblea del suo partito.

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