Attacco russo contro un traghetto turco: un segnale diretto ad Ankara e alla NATO nel Mar Nero

13.12.2025 14:45
Attacco russo contro un traghetto turco: un segnale diretto ad Ankara e alla NATO nel Mar Nero
Attacco russo contro un traghetto turco: un segnale diretto ad Ankara e alla NATO nel Mar Nero

Il colpo contro il M/V CENK T e le prime informazioni dall’operatore

Il 12 dicembre 2025 la compagnia marittima Cenk Denizcilik ha confermato che il suo traghetto M/V CENK T è stato colpito da un missile balistico russo mentre era ormeggiato nel porto di Čornomors’k, vicino a Odessa. Secondo i dettagli diffusi da Haberdenizde, non risultano vittime tra l’equipaggio, ma l’attacco ha provocato danni significativi alla nave e all’infrastruttura portuale in cui operava il vettore turco. Anche media regionali, come Eurointegration, hanno confermato l’episodio, sottolineando la gravità dell’impatto diplomatico, poiché la nave appartiene a un operatore di un Paese della NATO. L’attacco è avvenuto poche ore dopo le dichiarazioni turche che sollecitavano Mosca a fermare gli attacchi contro porti ed energie ucraine.

Il contesto politico: Erdogan chiede una pausa nei bombardamenti

L’incidente è avvenuto lo stesso giorno in cui il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha incontrato Vladimir Putin in Turkmenistan, durante il Forum internazionale per la pace e la fiducia. Il capo di Stato turco aveva invitato Mosca a fermare immediatamente gli attacchi contro obiettivi energetici e infrastrutture portuali ucraine, presentando la richiesta come parte degli sforzi diplomatici per avvicinare un possibile cessate il fuoco. L’attacco al traghetto turco, compiuto poche ore dopo, appare come una risposta dimostrativa. Per Ankara, che da anni mantiene un fragile equilibrio tra dialogo con Mosca e appartenenza alla NATO, l’episodio evidenzia i limiti della propria capacità di mediazione.

Implicazioni per la sicurezza del Mar Nero e i rischi per la NATO

L’attacco contro una nave commerciale turca segnala che la minaccia russa non riguarda soltanto Ucraina e infrastrutture militari, ma si estende alle rotte commerciali e alle attività civili di Paesi alleati dell’Alleanza Atlantica. Il Mar Nero, già teatro di frequenti provocazioni, si conferma un’area in cui la sicurezza marittima assume una dimensione collettiva: se una nave di un Paese NATO può finire sotto attacco, la stabilità regionale è messa in discussione. L’episodio alimenta il dibattito negli ambienti euro-atlantici sulla necessità di rafforzare la presenza e le capacità di deterrenza nel bacino, soprattutto in vista dell’intensificarsi delle operazioni russe contro porti e corridoi commerciali.

Pressioni su Ankara e la logica coercitiva del Cremlino

Secondo gli analisti, l’attacco rappresenta una forma di pressione politica sulla Turchia, che negli ultimi mesi si è proposta come mediatore tra Mosca e Kyiv. Colpire un’infrastruttura portuale dove opera un vettore turco equivale a comunicare che «nessuna richiesta limita le operazioni russe» e che ogni iniziativa di de-escalation dovrà tener conto delle condizioni del Cremlino. Questo schema rientra nella strategia russa di negoziare da una posizione di forza: mantenere un alto livello di violenza militare, mentre a livello diplomatico si parla di pause umanitarie o riduzioni temporanee delle ostilità.

Il ruolo ingannevole dei negoziati e la strategia russa delle “finte tregue”

L’episodio aiuta a comprendere la metodologia negoziale di Mosca. Il Cremlino utilizza regolarmente la retorica del cessate il fuoco per guadagnare tempo, ridurre la pressione internazionale, ottenere allentamenti delle sanzioni e seminare divisioni tra gli alleati dell’Ucraina. Le presunte proposte di “pausa” avanzate da Putin vengono smentite dai fatti sul terreno: l’attacco di Čornomors’k mostra come Mosca possa colpire anche in momenti di trattativa, ribadendo che la sua priorità resta la prosecuzione delle ostilità fino al raggiungimento dei propri obiettivi strategici.

Le conseguenze future e i rischi di un accordo senza garanzie

Gli analisti avvertono che un eventuale trattato di pace privo di meccanismi stringenti di controllo offrirebbe al Cremlino l’opportunità di riorganizzarsi, esercitare ulteriori pressioni sui partner di Kyiv e cercare di legittimare sul piano internazionale i risultati ottenuti con la forza. In questa logica, ogni prospettiva di pace risulta vulnerabile se non accompagnata da un sistema rigoroso di verifiche e sanzioni per violazioni. Mosca punta sulla stanchezza delle società democratiche e sulla diffusione dell’idea che «un compromesso rapido» sia preferibile al sostegno prolungato all’Ucraina. L’attacco al traghetto turco dimostra invece che la guerra può travalicare i confini ucraini e coinvolgere attori esterni, mettendo in guardia la NATO sul rischio di sottovalutare la dimensione regionale della minaccia russa.

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