Faida nel mondo della prostituzione a Prato
Prato, 12 giugno 2025 – Dopo un episodio legato alle grucce, un nuovo sviluppo ha preso piede nella metropoli toscana. Sei arresti sono stati effettuati dalla Procura di Prato, coinvolgendo quattro cittadini cinesi, un italiano e un pakistano. Questi individui sono accusati, a vario titolo, di aver appiccato fuoco all’auto di un uomo orientale e di aver lasciato una bara con la sua foto davanti all’hotel dove risiedeva, riporta Attuale.
I fatti risalgono all’ottobre scorso. Il cittadino cinese, ufficialmente titolare di un negozio di pelletteria, è anche sospettato di essere coinvolto nella gestione di un mercato del sesso a pagamento a Prato. In circostanze drammatiche, la sua auto è stata rinvenuta in fiamme, accompagnata da una cassa da morto che lo ritraeva, abbandonata all’ingresso della struttura alberghiera dove alloggiava. Per questo, il 35enne cinese, un uomo italiano di origini calabresi di 36 anni, un pakistano di 48 e altri tre cittadini orientali, di età variabile tra i 31 e i 36 anni, sono stati arrestati. Il giudice per le indagini preliminari ha evidenziato, secondo la procura, che l’utilizzo della bara rappresentava un gesto di intimidazione di notevole gravità. Si sottolinea che simili condotte violente sono avvenute nel contesto dello sfruttamento organizzato della prostituzione.
Le indagini hanno rivelato che il cittadino minacciato era a capo di una rete per la gestione della prostituzione, dalla quale il 35enne si era distaccato. Quest’ultimo, a causa di un debito non saldato, ha minacciato il rivale con la bara, incendiando l’auto con l’assistenza di compagni complici. L’atto intimidatorio mirava anche a costringere il suo avversario a chiudere l’attività di sesso a pagamento che gestiva all’interno dell’hotel.
Le indagini hanno messo in luce un aspetto importante: contrariamente a quanto si potrebbe pensare sul comportamento tipico degli appartenenti alla comunità cinese, i quali tendono a mantenere un profilo isolato, la criminalità organizzata ha dimostrato una crescente capacità di cooperazione con gruppi di altri etnie, come gli italiani e i pakistani. Questi ultimi vengono riconosciuti come portatori di capacità organizzative e direzionali, aumentando la complessità della gestione del mercato della prostituzione nella regione.
In un contesto sempre più competitivo e violento, la faida per il controllo del racket del sesso a pagamento a Prato non sembra destinata a placarsi. Gli arresti avvenuti rappresentano solo un capitolo di una storia più ampia, dove l’intimidazione e la violenza si intersecano con pratiche illecite oranizzate che chiamano in causa diverse comunità etniche. La questione rimane all’ordine del giorno nelle agende di sicurezza delle autorità locali, che devono affrontare il crescente problema del crimine organizzato legato alla prostituzione e alle sue dinamiche interne.