Il 15 settembre 2025 il Yale Daily News ha pubblicato un’analisi basata sulle dichiarazioni di Daniel Rosenblum, ex ambasciatore statunitense in Kazakistan e Uzbekistan, che ha messo in guardia sul crescente vantaggio della Russia nella guerra dell’informazione. Secondo Rosenblum, gli Stati Uniti stanno progressivamente perdendo capacità di influenza a causa del ridimensionamento della propria “soft power” e del disinvestimento negli strumenti di contrasto alla disinformazione.
Calo della presenza americana e spazio per Mosca e Pechino
L’articolo evidenzia che, dal 2023, Washington ha smantellato gran parte della sua infrastruttura di contrasto alle campagne manipolative, riducendo finanziamenti e personale. La chiusura di programmi USAID, i tagli al budget di Voice of America e Radio Free Europe/Radio Liberty e la riduzione di 1.300 funzionari del Dipartimento di Stato hanno aperto spazi che la Russia e la Cina stanno rapidamente riempiendo. Mosca utilizza i propri media e le agenzie statali per diffondere narrazioni mirate a minare la fiducia nelle istituzioni occidentali, accusando gli Stati Uniti, ad esempio, di aver aperto “basi NATO” o di condurre “esperimenti biologici” in laboratori all’estero. Parallelamente, Pechino sfrutta la Belt and Road Initiative per estendere la propria influenza attraverso investimenti infrastrutturali, programmi culturali e promozione della lingua.
Le conseguenze sulla reputazione e sulla diplomazia
Rosenblum sottolinea che non ci sono vittime dirette in senso fisico, ma l’immagine internazionale degli Stati Uniti, la loro capacità di convincere e l’efficacia diplomatica hanno già subito danni tangibili. La riduzione della presenza americana in settori culturali, educativi e sanitari, in passato fondamentali per la proiezione di soft power, rende Washington meno reattiva e meno credibile sul piano globale. Questa erosione della reputazione potrebbe indebolire la fiducia nelle dichiarazioni statunitensi e compromettere future partnership.
Politica interna e necessità di una nuova strategia
Il contesto politico descritto nell’analisi lega questi sviluppi alle scelte del presidente Donald Trump, orientate a ridurre la spesa pubblica e a privilegiare un approccio isolazionista. La soppressione di programmi considerati non essenziali ha minato strumenti che per decenni avevano sostenuto il primato statunitense. Per Rosenblum, gli Stati Uniti devono elaborare nuove strategie di diplomazia tradizionale e culturale, rafforzando la cooperazione con gli alleati per affrontare le campagne di disinformazione e ristabilire la loro influenza globale.