Nuovo Alto Commissario per i Rifugiati: Barham Salih in pole position
In un’inedita decisione, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) potrebbe essere guidata per la prima volta da un non europeo. L’ex presidente iracheno Barham Salih, attualmente ricercatore senior presso il Belfer Center for Science and International Affairs dell’Università di Harvard, è il candidato favorito per succedere a Filippo Grandi, le cui sfide sono amplificate dall’aumento dei conflitti e dei rifugiati e dal calo dei finanziamenti, riporta Attuale.
La nomina di Salih, sebbene non ancora ufficialmente confermata, si basa su una comunicazione trapelata: una lettera firmata dal Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, datata 11 dicembre, in cui si propone Salih per un mandato di cinque anni a partire dal 1 gennaio 2026 come Alto Commissario per i Rifugiati. Tuttavia, la lettera sottolinea che la nomina è “provvisoria”, in attesa dell’approvazione del Comitato esecutivo e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, processo generalmente considerato una formalità.
Questa scelta giunge tardi, con meno di venti giorni al passaggio di consegne, complicato dalle crescenti sfide che l’UNHCR deve affrontare. In dieci anni, il numero dei rifugiati è raddoppiato, mentre i conflitti e le crisi, dal Sudan all’Ucraina e Gaza, si intensificano. Al contempo, le risorse disponibili sono drasticamente diminuite, con l’agenzia costretta a tagliare migliaia di posizioni e spese a seguito della significativa riduzione dei contributi da parte di Stati Uniti e altri donatori occidentali. Inoltre, il sistema del diritto d’asilo è sempre più contestato, come evidenziato dalla lettera congiunta del governo italiano e danese inviata alla Corte Ue dei diritti umani, che chiede un’interpretazione meno garantista del diritto d’asilo.
La selezione di un ex leader di un Paese mediorientale non solo riflette il desiderio di dare maggiore voce alle regioni principali nell’accoglienza di rifugiati e sfollati, ma potrebbe anche rappresentare uno sforzo per migliorare il bilancio dell’agenzia attraverso fondi arabi. La candidatura di Salih, presentata dal governo iracheno e sostenuta ufficialmente dagli Emirati Arabi a nome dei Paesi arabi, indica un tentativo di diversificare le fonti di finanziamento.
Con relazioni consolidate con Washington, Bruxelles e le capitali europee, Salih potrebbe facilitare dialoghi più equilibrati tra il Nord e il Sud globale riguardo il sistema di protezione internazionale. Nella corsa alla successione, erano stati proposti anche altri candidati da Stati emergenti, come la Turchia, che ha avanzato Ahmet Yıldız, attuale rappresentante presso l’Onu, sottolineando il ruolo della Turchia come principale Paese ospitante di rifugiati nel mondo.
Il favorito alla fine è risultato essere un veterano della politica irachena, ora 64enne, che ha costruito nel tempo un profilo di mediatore tra Erbil, Baghdad e le capitali occidentali, in particolare durante la guerra contro l’Isis e nelle trattative per la ricostruzione post-bellica.