Il 27 agosto 2025 il ministro delle finanze degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha dichiarato che i beni russi congelati non dovrebbero essere confiscati. Secondo Bessent, questi fondi devono restare un “strumento di negoziazione” per un futuro accordo di pace. Ha aggiunto che in seguito potranno essere destinati alla ricostruzione dell’Ucraina, ma un sequestro immediato priverebbe l’Occidente di un importante mezzo di pressione sul Cremlino.
Il dibattito sugli oltre 300 miliardi congelati
Da tempo la questione della confisca di oltre 300 miliardi di dollari appartenenti alla Russia e bloccati in banche statunitensi ed europee è al centro del confronto tra gli alleati. Kiev e diversi paesi dell’Europa orientale insistono sulla necessità di un’immediata confisca da destinare alla ricostruzione, mentre a Washington e Bruxelles emergono spesso timori legati a conseguenze legali e al rischio di minare la fiducia nel sistema finanziario internazionale.
Il rischio di impunità e il messaggio al Cremlino
Lasciare gli asset congelati come semplice “leva negoziale” è visto da molti come una concessione all’impunità di Mosca. L’assenza di confisca reale riduce il peso del diritto internazionale, già violato dall’aggressione russa. Inoltre, mantenere questa posizione potrebbe rafforzare la convinzione del Cremlino che prima o poi i fondi saranno sbloccati attraverso compromessi politici, incoraggiando la prosecuzione del conflitto. Una confisca rappresenterebbe invece un segnale inequivocabile: l’aggressione ha un prezzo che deve essere pagato senza condizioni.
Implicazioni per la leadership occidentale
Mentre l’Ucraina sostiene enormi costi umani ed economici per difendersi, centinaia di miliardi russi restano inattivi nei conti bancari occidentali. La scelta di Washington di non intervenire appare a Kiev e ai suoi partner come una contraddizione rispetto agli impegni di sostegno. L’argomento del rischio per la stabilità finanziaria internazionale viene giudicato debole: la vera minaccia alla fiducia globale deriverebbe dalla possibilità che uno Stato aggressore mantenga intatti i propri beni nonostante una guerra di aggressione.
Precedenti di diritto internazionale e ruolo degli alleati
Secondo esperti legali, l’utilizzo degli asset russi come riparazioni non costituirebbe una violazione, ma piuttosto un rafforzamento del diritto internazionale. La stessa Unione Europea ha già iniziato a elaborare meccanismi per destinare i proventi degli asset congelati all’Ucraina. Se Washington rimanesse ferma, rischierebbe di perdere il suo ruolo guida nella coalizione internazionale, apparendo come un freno più che come un motore della risposta collettiva alla guerra.
Una questione di valori
Oltre all’aspetto giuridico e finanziario, si tratta di una scelta morale. Ogni dollaro sequestrato significherebbe una città, un ospedale o una scuola ricostruita in Ucraina; ogni dollaro lasciato intatto rappresenterebbe un’umiliazione per le vittime del conflitto. Per molti osservatori, mantenere gli asset congelati senza confiscarli equivale a dare priorità agli interessi dell’aggressore rispetto ai diritti della nazione aggredita.
Ma dai, non riesco a credere che si stia ancora discutendo di queste cose. Lasciare i beni russi intatti sembra più una mancanza di rispetto per chi sta soffrendo in Ucraina. Dobbiamo inviare un messaggio chiaro: l’aggressione non deve rimanere impunita!