«Bisogna ricontare i voti». L’Eurovision nella bufera

22.05.2025 17:01
«Bisogna ricontare i voti». L’Eurovision nella bufera
«Bisogna ricontare i voti». L’Eurovision nella bufera

«New day will rise, life will go on» recita il ritornello della canzone di Yuval Raphael, classificata seconda all’Eurovision 2025. Anche se la vita va, forse, avanti, le polemiche per la partecipazione di Israele al contest musicale non si sono ancora fermate.
A fare rumore sono state soprattutto le parole di Pedro Sanchez di lunedì scorso. Il presidente spagnolo ha affermato di non poter «permettere doppi standard nemmeno nella cultura», facendo riferimento ai diversi criteri messi in campo per il coinvolgimento di Israele e Russia (estromessa dalla competizione dal 2022 a oggi).

Ma la Spagna si è smarcata dall’Ebu (l’Unione europea di radiodiffusione che organizza la manifestazione) anche in altre forme. Trasmettendo un messaggio per la pace sulla rete pubblica prima della finale di sabato scorso – «Quando i diritti umani sono in gioco, il silenzio non è più un’opzione. Pace e giustizia per la Palestina» -, contravvenendo così alle rigide regole degli organizzatori per garantire un evento «apolitico» e in favore dell’«unità». In seguito, come riporta anche la Bbc, l’emittente spagnola Rtve ha chiesto che i voti del pubblico a casa vengano ricontati, richiesta perorata anche dalla rete irlandese Rte.

DESTA EVIDENTEMENTE qualche sospetto l’exploit di Yuval Raphael durante la finale: New Day Will Rise era arrivata quattordicesima per i voti delle giurie nazionali, si è classificata seconda dietro l’Austria con un sorprendente supporto da parte degli spettatori, con il pubblico di Spagna, Regno unito, Belgio e Paesi Bassi ad averla votata con il massimo del punteggio (anche più dei loro beniamini nazionali?). Katia Segers, parlamentare fiamminga, è intervenuta così a proposito del meccanismo di voto: «Un sistema in cui ogni telespettatore può esprimere fino a 20 voti è un sistema che incoraggia la manipolazione. Se questa manipolazione sia avvenuta nel nostro Paese e in tutti gli altri deve essere indagato». L’Olanda, invece, ha utilizzato proprio le linee guida dell’Ebu per muoverle una critica: le due emittenti pubbliche Avrotros e Npo hanno chiesto un colloquio per verificare se la partecipazione di Israele renda effettivamente il contest un evento «apolitico, unificante e culturale».

Ciò che è certo è che oltre 56mila persone hanno firmato la petizione affinché Israele fosse escluso dall’Eurovision, e che proteste si sono svolte prima, durante e dopo il contest. In seguito alla lettera di oltre 70 musicisti partecipanti alle scorse edizioni che chiedevano il boicottaggio, ci sono stati infatti cortei nella città di Basilea, con attivisti che hanno tentato di salire sul palco durante la performance di Raphael (arrestati e poi rilasciati). La giovane artista israeliana, non va dimenticato, è una sopravvissuta all’attacco al Nova festival del 7 ottobre – ha aspettato i soccorsi per ore, rimanendo immobile sotto una pila di cadaveri. Ma questo orrore non implica che per il genocidio in corso a Gaza il silenzio possa essere ancora davvero un’opzione.

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