Blocco navale di Gaza: partenza della Global Sumud Flotilla da Genova e Barcellona per portare aiuti umanitari

03.09.2025 16:05
Blocco navale di Gaza: partenza della Global Sumud Flotilla da Genova e Barcellona per portare aiuti umanitari

Nuova Flotta “Sumud” parte verso Gaza per rompere il blocco navale di Israele

Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla hanno lasciato Genova e Barcellona con l’intento di portare cibo e beni di prima necessità nella Striscia di Gaza, cercando di infrangere il blocco navale imposto da Israele dal 2009, che ha limitato severamente l’accesso alle acque di Gaza. La situazione è aggravata dal divieto di navigazione totale che colpisce anche i pescherecci di Gaza a seguito dell’attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, riporta Attuale.

Negli ultimi quindici anni, ci sono stati numerosi tentativi di contestare il blocco, inclusi eventi tragici come la morte di dieci attivisti nel 2010 da parte dell’esercito israeliano, ma mai un successo nel rompere tali restrizioni.

La legalità del blocco navale è da lungo tempo oggetto di dibattito. Nel 2011, una commissione dell’ONU lo dichiarò legittimo in un contesto di conflitto internazionale, asserendo che Israele stava attuando misure adeguate per una guerra marittima. Tuttavia, esperti e organizzazioni internazionali contestano questa visione, sostenendo che la situazione di Gaza non rappresenti un conflitto tra due entità statali e che Hamas non rifletta le istanze della popolazione della Striscia.

Attualmente, il blocco ha significative ripercussioni sulla popolazione palestinese, con ONG e attivisti che evidenziano l’aumento della carestia e l’impossibilità di ricevere aiuti come strumenti di punizione collettiva, violando le normative internazionali. La chiusura totale alla navigazione è in vigore dal 7 ottobre, aggravando ulteriormente la situazione già critica.

Le prime limitazioni al traffico marittimo nella zona risalgono agli accordi di Oslo II del 1995, che definivano il controllo israeliano delle acque territoriali di Gaza. Da allora, i limiti di pesca sono variati, ma i pescherecci sono stati invariabilmente dirottati al porto di Ashdod per controlli. Nel 2008, la Free Gaza Movement ha tentato con successo di portare material medico a Gaza, purtroppo seguita da numerose altre spedizioni fallite.

Nel 2010, la Gaza Freedom Flotilla ha fatto notizia quando sette imbarcazioni sono state assaltate dalle forze israeliane. Il conflitto ha portato alla morte di nove persone e ha sollevato forti critiche a livello internazionale per la brutalità dell’assalto.

A partire dal 2009, Israele ha ufficializzato il blocco navale, con pattugliamenti regolari da parte della marina militare, che ha frequentemente aperto il fuoco contro imbarcazioni che tentavano di violare il divieto. Tali misure hanno portato a un significativo impoverimento della comunità di pescatori gazawi, che già prima della guerra vivevano al di sotto della soglia di povertà.

Recentemente, la situazione dei pescatori è diventata ancor più disperata, con il divieto di accesso al mare che porta molti a rischiare la vita continuando le loro attività, nonostante il divieto sia stato ribadito nella metà del 2025. A tal proposito, la mancanza di un quadro normativo internazionale chiaro rende la questione complessa, mentre molti giuristi mettono in discussione la legittimità delle azioni israeliane alla luce delle normative internazionali.

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