Budget delle forze armate: motivi per un aumento attuale

13.06.2025 00:05
Budget delle forze armate: motivi per un aumento attuale

La Spesa per la Difesa in Italia: Le Prospettive Future

Quanto spende l’Italia per la difesa?
Secondo la classificazione fornita dall’Istat, che si basa sulle normative europee (Sec 2010), nel 2023 l’Italia ha investito nella difesa 25,6 miliardi di euro, corrispondenti all’1,2% del PIL nazionale, un valore leggermente inferiore alla media dell’Unione Europea, che è dell’1,3%. Tuttavia, la Nato utilizza una definizione di spesa per la difesa più ampia, che include le pensioni degli ex militari e di ex impiegati civili, oltre ad alcune spese delle forze come la guardia costiera. Pertanto, secondo la classificazione della Nato, per il 2024 la spesa per la difesa in Italia è stimata all’1,5% del PIL, con la Francia e la Germania che superano di poco il 2%. Recentemente, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che l’Italia, secondo i criteri della Nato, ha già oltrepassato leggermente il 2%, riporta Attuale.

Perché l’Italia dovrà aumentare la spesa?
Il paese deve considerare l’incremento della spesa per vari motivi. Innanzitutto, l’Unione Europea ha approvato il piano Rearm Europe, che pur non essendo vincolante, potrebbe influenzare le decisioni future. Inoltre, nel vertice della Nato tenutosi all’Aia il 24 e 25 giugno, si prevede l’annuncio di un incremento della spesa. Il segretario generale Mark Rutte punta a raggiungere il 5% del PIL, di cui il 3,5% dedicato agli armamenti e l’1,5% per le infrastrutture. L’Italia sta cercando di ottenere un termine per raggiungere questo obiettivo entro il 2035, mentre molti stati membri vorrebbero un periodo massimo di 7 anni.

Quanto dovrà spendere di più il nostro Paese?
La risposta a questa domanda dipenderà dalle decisioni finali e dalle tempistiche che saranno concordate. Se, come afferma Giorgetti, attualmente l’Italia spende poco più del 2% del PIL secondo la classificazione Nato, si tratta di un investimento di circa 45 miliardi di euro. Per passare a un target del 5% del PIL entro il 2035, sarebbe necessario incrementare la spesa di circa 0,3 punti percentuali ogni anno, il che corrisponderebbe a circa 10 miliardi all’anno, per un totale di circa 100 miliardi cumulativi.

Quali spese potrebbero essere incluse nell’aumento degli stanziamenti per la difesa?
Secondo le normative della Nato, le spese ammissibili riguardano non solo quelle dirette per l’acquisto di armi, ma anche gli investimenti in infrastrutture a supporto della difesa, come la cybersicurezza, le operazioni spaziali e le infrastrutture portuali e aeroportuali a uso militare. In questo contesto, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha suggerito che potrebbero essere incluse anche le spese per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, stimato complessivamente in 14,7 miliardi di euro, evidenziando l’importanza della Sicilia nel Mediterraneo come sede di significative basi della Nato.

Come potrà l’Italia finanziare l’aumento della spesa?
All’interno del piano Rearm Europe, la Commissione Europea ha istituito una clausola di salvaguardia che consente agli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa fino a 1,5 punti percentuali del PIL all’anno, per l’Italia questo equivarrebbe a circa 33 miliardi. Tuttavia, Giorgetti è generalmente contrario all’uso di questa clausola, poiché ciò potrebbe ritardare l’uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo. D’altra parte, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sostiene l’adozione del Safe, un meccanismo previsto nel piano Rearm Europe per fornire prestiti agli Stati membri fino a un totale di 150 miliardi garantiti dal bilancio europeo. Infine, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha effettuato simulazioni sull’uso della clausola di salvaguardia e ha avvertito che, se si decidesse di aumentare la spesa per la difesa fino al 3% del PIL, si potrebbe compromettere il percorso di riduzione del debito.

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