Domani la Commissione europea presenterà la sua proposta sui rimpatri
Qualcosa si muove sui centri in Albania: il governo Meloni sembrerebbe intenzionato ad adottare un provvedimento per trasformare le strutture in Cpr, cioè centri per il rimpatrio di permanenza. Niente di nuovo sotto il sole, visto che da settimane l’idea è sul tavolo di Palazzo Chigi. L’accelerazione improvvisa è dovuta ad un assist che potrebbe arrivare dall’Unione europea.
Hotspot in paesi terzi
Domani, martedì 11 marzo, alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo la Commissione europea presenterà la sua proposta sui rimpatri. “Sono un elemento chiave del patto sulle migrazioni e l’asilo, proporremo norme comuni per i rimpatri con il nuovo ordine europeo di rimpatrio e il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio da parte degli Stati membri”, aveva spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in occasione della conferenza stampa per i primi 100 giorni del nuovo mandato. L’obiettivo è quello di “mettere in atto un sistema veramente europeo per i rimpatri proponendo un regolamento con norme semplici e chiare che impediscano la fuga e facilitino il rimpatrio di cittadini di Paesi terzi senza diritto di soggiorno”.
Nel regolamento sui rimpatri troveranno spazio i decreti di espulsione validi in tutta Europa e il conseguente divieto di ingresso nel territorio. La proposta che verrà presentata dalla Commissione europea dovrebbe confermare la possibilità per gli Stati di concludere intese con Paesi terzi per aprire, in territorio extra-Ue, degli hub di rimpatrio per le persone che hanno già ricevuto un ordine di espulsione in attesa che lo stesso venga eseguito. Si tratta di un aspetto che interessa da vicino la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, impegnata a salvare il protocollo siglato con Edi Rama.
Il decreto
L’assist europeo sui rimpatri spingerebbe quindi il governo ad accelerare per l’ok a un decreto, su cui stava già lavorando il ministero dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi: l’idea è quella di trasformare le strutture di Gjader e Shengjin in Cpr. L’esecutivo vuole superare lo stallo e rivedere il funzionamento dei centri rimasti vuoti dopo le varie sentenze dei giudici sui trattenimenti. Tuttavia le possibili novità sui centri potrebbero dover essere accompagnate da alcune modifiche al protocollo siglato con Tirana, recepito dal Parlamento italiano con l’ok a un disegno di legge di ratifica. In più con l’arrivo della primavera è attesa la lista Ue dei paesi di origine sicure: l’elenco potrebbe essere reso noto prima della pronuncia della Corte di giustizia Ue sui trattenimenti in Albania non convalidati.