Il Vertice di Maggioranza Sulla Questione delle Candidature Regionali
Roma, 17 luglio 2025 – Il summit tra i membri della maggioranza, convocato per affrontare il tema delicato delle candidature alle regionali — un termine che, per cortesia, considera una pluralità che in realtà si concentra sul Veneto — si conclude senza alcun risultato concreto. È prematuro cercare un accordo, poiché le posizioni sono ancora molto divergenti e nessuno sembra disposto a fare concessioni. Le discussioni sono state così accese che i leader presenti, tra cui Meloni, Salvini, Tajani e Lupi, hanno deciso di cambiare argomento e di posticipare il confronto a lunedì, optando per questioni meno incisive come i dazi. Tuttavia, le elezioni si avvicinano rapidamente e, secondo le fonti del centrodestra, la questione deve essere chiusa prima di ferragosto. Ecco quindi l’avvertimento della premier: “O troviamo un accordo, o decido io”, riporta Attuale.
In questo contesto, si comprende il motivo per cui all’uscita dal Palazzo Chigi, Tajani, leader di Forza Italia, minimizza: “Non si è parlato di Regionali.” Nonostante affermi che ci sia un’ottima intesa e che si proseguirà fino alla fine della legislatura, di fatto, alcune discussioni sono avvenute per definire le candidature, già quasi del tutto stabilite. Da Alessandro Tomasi in Toscana che è in campagna elettorale da settimane, a Mauro D’Attis in Puglia, fino a Francesco Acquaroli nelle Marche, la situazione sembra essere sotto controllo. Tuttavia, l’unico punto critico riguarda il Veneto, dove Forza Italia propone Flavio Tosi, ma la vera competizione è tra FdI e Lega, con la maggior parte degli analisti che prevedono un successo per quest’ultima. Tuttavia, dal quartier generale di Luca Zaia emergono dei dubbi: “Non è assolutamente scontato”. In ogni caso, per Salvini il candidato ideale sarebbe Alberto Stefani, anche se Zaia preferirebbe il sindaco di Treviso, Mario Conte.
Il conflitto interno continua, con numerosi nomi in gioco. Zaia si posiziona come un potenziale outsider, facendosi sentire: “La mia lista civica esiste da sempre,” affermando di agire in favore di quei veneti che non si riconoscono in un voto di destra. Nonostante la sua umiltà apparente, in realtà, il governatore minaccia di candidarsi nuovamente come semplice consigliere regionale, ma guidando una lista che ha già ottenuto il 44% dei voti nel 2020. Con un governatore così popolare in campo, quel risultato potrebbe essere facilmente superato a danno degli altri partiti.
È plausibile che durante la riunione di ieri, tra una discussione e l’altra sui dazi, si sia accennato anche a come limitare la minaccia rappresentata da Zaia per le forze di centrodestra. Pur non essendo stata trovata una soluzione definitiva, un’opzione è stata scartata: l’entrata di Zaia nel governo. Questa proposta era stata lanciata da Salvini, generando fra gli esponenti della maggioranza considerazioni varie, compresa la possibilità di schierare il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in Campania, mentre la soluzione più concreta resterebbe quella di nominare il viceministro tricolore, Edmondo Cirielli, per includere Zaia nel governo. Tuttavia, questa opzione non è praticabile, poiché implicerebbe rimuovere uno dei membri più influenti della Lega e, in ogni caso, l’assegnazione di ministeri significativi porterebbe a una ristrutturazione, un’idea che Giorgia Meloni teme. Dal vertice emerge almeno una certezza: un ministero per Zaia? “No.” Anche la questione apparentemente più semplice, quella dell’election day a fine ottobre, non ha fatto progressi. In sintesi, ci siamo incontrati, abbiamo discusso, ma non abbiamo concluso nulla, e ci rivedremo lunedì.