Chi era Muhammed Faris, il “Neil Armstrong” siriano morto in esilio per aver sfidato il regime di Assad

26.04.2024
Chi era Muhammed Faris, il “Neil Armstrong” siriano morto in esilio per aver sfidato il regime di Assad
Chi era Muhammed Faris, il “Neil Armstrong” siriano morto in esilio per aver sfidato il regime di Assad

È stato l’unico cosmonauta siriano a volare nello spazio trascorrendoci 7 giorni, 23 ore e 5 minuti

Èmorto a 72 anni Muhammed Faris, il “Neil Armstrong” del mondo arabo. Era in esilio in Turchia e si è spento dopo una lunga malattia in un ospedale di Gaziantep. È stato l’unico cosmonauta siriano a volare nello spazio e il secondo arabo in assoluto. Il primo era stato Sultan Bin Salman Al Saud, membro della famiglia reale saudita.

Vero e proprio simbolo per la Siria, Faris era nato in una famiglia poverissima. Da qui la decisione di arruolarsi nell’esercito dove ben presto si distinse come un brillante pilota dell’aeronautica. La carriera militare e la perfetta conoscenza della lingua russa lo portarono a conquistare il rango di generale maggiore, fino al momento in cui intraprese la via dello spazio.

La missione spaziale

Faris era partito per il suo primo e unico volo nello spazio il 22 luglio 1987. Era stato selezionato due anni prima nell’ambito del programma Interkosmos dell’Unione Sovietica, spuntandola tra altri sessanta candidati siriani. Nel 2016, aveva raccontato al Guardian che «sarebbe stato più facile scegliere me come nuovo primo ministro che farmi diventare il loro primo astronauta». Dei sessanta arrivati al Centro di addestramento per cosmonauti Yuri Gagarin ne erano rimasti in quattro: due erano alawiti, la stessa corrente religiosa di Hafez al-Asad, uno era druso e poi c’era Faris, l’unico sunnita. Come membro della corrente che costituisce oltre l’80% della popolazione del Paese, era infatti visto come una minaccia alla leadership di Hafiz al-Asad. Questi inviò una delegazione in Unione Sovietica per spingere i russi a scegliere un loro uomo ma una serie di circostanze portarono alla scelta di Farispoco gradita al regime: il candidato più anziano, un colonnello alawita, era stato escluso per un problema di salute, poi è toccato al druso che non era riuscito a passare il turno. I russi respinsero così la delegazione e Faris iniziò l’addestramento.

L’articolo pubblicato su La Stampa il 23 Luglio 1987

Partito a bordo della Soyuz TM-3, insieme ai cosmonauti Aleksandr Viktorenko e Aleksandr Aleksandrov, aveva raggiunto la stazione spaziale Mir, trascorrendo 7 giorni, 23 ore e 5 minuti nello spazio e fotografando la Siria da lì: «Quando hai visto il mondo intero attraverso il tuo finestrino, non c’è un noi e un loro, non c’è politica».

La diserzione

Quando Hafiz morì nel 2000, Faris fu tra i primi a incontrare il figlio Bashar. «Come suo padre era un nemico della società». Nel 2011 decise di disertare l’esercito e di passare al fronte dei ribelli, diventando il più alto in grado dei ranghi a fare defezione. Riuscì a tornare nel suo paese solo nel settembre 2017, quando fu nominato ministro della Difesa del Governo provvisorio. Dopo due anni, fu costretto a rientrare in Turchia, dove poi è rimasto fino alla morte.

Fonte: LaStampa

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