Chi sono i politici e militari italiani che fanno da grancassa alla propaganda russa

23.10.2024
Chi sono i politici e militari italiani che fanno da grancassa alla propaganda russa
Chi sono i politici e militari italiani che fanno da grancassa alla propaganda russa

La prolifica attività per promuovere la visione del Cremlino è evidente in otto paesi europei, tra cui l’Italia. A muovere i fili di questa intensa rete è Aleksandr Dugin, l’ideologo dell’ultra destra russa, definito da molti media occidentali il “Rasputin di Putin”

Militari, esponenti della destra radicale e think tank legati alla Russia per diffondere la propaganda del Cremlino. Uno sforzo che viene compiuto anche in Italia. È il quadro che emerge da “Toy Soldiers: Nato military and intelligence officers in Russian active measures”, un report pubblicato dal Centre for Defence Reforms, think tank ucraino affiliato al britannico Royal United Services Institute e presieduto da Oleksandr V Danylyuk, ex consigliere del ministero della Difesa di Kiev.

“Destabilizzare l’Unione europea e ostacolare il sostegno a Kiev”

Quello del centro studi ucraino è un documento open source e quindi basato su fonti aperte di ex ufficiali militari e funzionari dell’intelligence di otto paesi europei diversi: Norvegia, Francia, Grecia, Repubblica Ceca, Italia, Bulgaria, Spagna e Germania. Qui, spiega l’analisi, da tempo Mosca ha attivato una rete di contatti per spingere una propaganda finalizzata a “destabilizzare l’Unione europea e la Nato e ostacolare varie forme di assistenza all’Ucraina”. E a muovere i fili di questa intensa rete è Aleksandr Dugin, l’ideologo dell’ultra destra russa, definito da molti media occidentali il “Rasputin di Putin” o “il cervello di Putin”.

Ma come agisce questa macchina di propaganda russa? Il documento evidenzia come la Russia sfrutti i rapporti di forza e fiducia che personalità politiche e pubbliche, come militari, analisti politici e scienziati, hanno nelle organizzazioni chiave e nei palazzi di potere dei loro paesi per diffondere il pensiero del Cremlino.

Sono diversi i palcoscenici in cui va in scena l’attività di propaganda russa: conferenze, seminari, ma anche scrittura di articoli di giornale oppure collaborazioni con i media russi, tra cui Sputnik e Russia Today. Ci sono poi personalità piazzate nei posti strategici di organizzazioni politiche e movimenti di protesta, così come di influenti centri studi. Ovviamente, come sottolinea il report, tutta questa operazione si muove nell’ombra, per non minare la fiducia né far sorgere i dubbi tra la popolazione e i politici non schierati. 

I militari e politici che spingono la propaganda russa in Italia: ecco chi sono

L’Italia occupa un posto speciale nel sistema di propaganda russo in Europa. Come dimostrato da diversi sondaggi, il nostro paese appare in vetta alle classifiche per russofilia. Basti pensare che, come evidenziato da un’analisi dell’European Council on Foreign Relations (ECFR), solo il 39% considera la Russia un “avversario” e il 15% un “rivale”, mentre coloro che la ritengono un “alleato” con cui condividere interessi o un “partner necessario” con cui cooperare strategicamente si attestano al 23%. Dati, questi, che confermano quanto sia stato facile per Mosca inserirsi nel dibattito pubblico.

L’influenza informativa della Russia in Italia è anche il risultato dei legami politici ed economici tra Roma e Mosca. Collaborando con influenti politici italiani, la Russia ha spesso cercato di influenzare la posizione dell’Italia nell’Unione europea e nella Nato. Ne sono una prova i diversi dibatti in Parlamento, dove i leader maggiori partiti italiani non esitano a esprimere posizioni a favore di Mosca e a fare appello alla “pace” suggerendo lo stop al sostegno militare all’Ucraina.

Anche su questo punto si concentra il rapporto ucraino, che analizza come il passo indietro sul sostegno al paese invaso dalla Russia rappresenti l’attività principale degli agenti di influenza russa in Italia. Tra le voci più critiche verso l’Ucraina spicca quella di Fabio Mini, generale dell’Esercito italiano e comandante Nato della missione Kfor in Kosovo, che spinge per un ritorno alla cooperazione economica con la Russia. Il generale Mini, come ricorda l’analisi del think tank ucraino, pubblica diversi articoli su diverse testate nazionali facendo leva sul suo ruolo come membro del comitato scientifico della rivista Limes. Il nome del magazine di geopolitica è legato alla Scuola di Limes, che annovera tra i suoi docenti Dmitri Trenin e Sergei Karaganov, ardenti sostenitori del presidente russo Vladimir Putin.   

La visione russa nelle pagine dei giornali italiani

Anche i nomi di altri ufficiali, più noti al pubblico italiani, vengono citati nel report ucraino. Tra questi spicca quello del generale Roberto Vannacci, oggi parlamentare europeo della Lega, fortemente voluto dal segretario Matteo Salvini che negli anni non ha mai nascosto la sua posizione filorussa. Non manca infatti nemmeno il nome di un altro esponente delle forze armate. Fabio Filomeni, tenente colonnello dell’Esercito italiano, è a capo del Comitato “Il mondo al contrario”, nato su ispirazione del volume omonimo pubblicato da Vannacci.

Come detto in precedenza, Aleksandr Dugin è citato nel rapporto come una delle figure centrali nelle operazioni di influenza russa in Europa. Le sue connessioni si estendono a vari paesi europei attraverso organizzazioni e reti che promuovono la sua ideologia neo-eurasiatica. In Italia, Dugin ha legami con il Centro studi Eurasia e Mediterraneo di Claudio Mutti, nonché direttore della rivista Eurasia. Mutti, dal 2004 al 2011, ha ceduto la direzione di Eurasia a Tiberio Graziani, membro del consiglio supremo del Movimento Internazionale Eurasiatico, fondato dallo stesso Dugin. La rivista Eurasia è un esempio del progetto geopolitico che promuove la “quarta teoria politica” del “Ruspantin di Putin”. 

I banchetti per la raccolta firme

La propaganda russa arriva anche sui banchetti in strada per la raccolta firme di referendum e proposte. L’analisi del centro studi ucraino cita l’impegno del “Comitato Fermare la Guerra”, un’organizzazione di volontariato che ha come portavoce Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, ex ministro dell’Agricoltura nei governi Berlusconi II e III, e oggi fervente oppositore dell’esecutivo di Giorgia Meloni.

Ma chi sono questi volontari? Il rapporto ucraino annovera personaggi illustri come l’ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Leonardo Tricarico, l’ex comandante della Brigata Paracadutisti Folgore, Marco Bertolini e l’ufficiale dell’Aeronautica ormai in pensione dell’Aeronautica Pasquale Tarantino: tutti si impegnano a raccogliere firme per indire un referendum contro l’invio di armi all’Ucraina. 

Lascia un commento

Your email address will not be published.