Cinquant’anni di storia della famiglia Gandhi

25.06.2025 14:56
Cinquant'anni di storia della famiglia Gandhi

Il Cinquantennale dell’Emergenza in India e le Sue Conseguenze Attuali

Il 25 giugno 1975, la prima ministra indiana Indira Gandhi proclamò l’Emergenza, interrompendo le libertà democratiche per affrontare quelle che definì “minacce interne ed esterne”. Questa situazione durò per ventuno mesi e segnò un passo verso un regime autoritario. Indira Gandhi stessa chiuse il capitolo dell’emergenza con elezioni che, però, vide una sua sconfitta sconvolgente. Quel periodo fu segnato da eventi significativi, da arresti indiscriminati a politiche economiche e sociali radicali; riporta Attuale.

Oggi, dopo più di un decennio di governo sempre più autoritario del primo ministro Narendra Modi, vi è chi sostiene che l’India stia vivendo una “Emergenza non dichiarata”. Arresti e processi contro oppositori politici, uniti a restrizioni delle libertà democratiche, alimentano questa percezione.

Un altro aspetto rilevante riguarda la famiglia Gandhi. Gli eredi della dinastia controllano ancora il Partito del Congresso, storicamente al governo e attualmente principale forza di opposizione al Bharatiya Janata Party (BJP) guidato da Modi. La terza generazione, rappresentata da Rahul e Priyanka Gandhi, sebbene meno carismatica dei precedenti, rimane un importante collante per il partito e per l’opposizione nel suo complesso.

È fondamentale chiarire una distinzione: Indira Gandhi non è direttamente imparentata con il noto Mahatma Gandhi, leader del movimento per l’indipendenza dall’India britannica. Indira è figlia di Jawaharlal Nehru, primo primo ministro post-indipendenza. Mentre Nehru e Mahatma Gandhi erano alleati, Indira assunse il cognome “Gandhi” solo attraverso il matrimonio con Feroze Gandhi.

Indira Gandhi si distinse nella politica già nel 1966, quando divenne leader del Partito del Congresso dopo aver vinto le elezioni con ampio margine. Nel 1971, sostenne il Bangladesh nella sua lotta per l’indipendenza dalla Pakistan, evidenziando la sua determinazione politica. Tuttavia, nel 1975, si trovò a fronteggiare una crisi economica severa e resistenze interne alle sue riforme politiche.

L’Emergenza rappresentò un momento di svolta autoritaria, accompagnata da un piano in 25 punti per l’ammodernamento dell’India, che includeva obiettivi come l’istruzione di massa e la riforestazione. Tuttavia, gli effetti immediati furono l’arresto di oltre 100.000 oppositori e la censura severa sui media, avviando un periodo di repressione.

Questo periodo fu caratterizzato anche da campagne drastiche come le sterilizzazioni di massa e la demolizione delle baraccopoli a Delhi, entrambi gestiti dal figlio Sanjay Gandhi. Le sterilizzazioni, incluse molte forzate, causarono infezioni e decessi, mentre la distruzione degli insediamenti informali sfollò 700.000 persone, senza alcuna soluzione abitativa alternativa.

Indira Gandhi si dimise nel 1977, per poi tornare nuovamente al potere nel 1980. Tuttavia, il suo regno sarebbe stato segnato da tragedie, inclusa la morte del figlio Sanjay in un incidente aereo, e della sua stessa uccisione nel 1984, vittima di un attentato pianificato da due delle sue guardie del corpo.

La casa di Indira a Delhi si è trasformata in museo, conservando la memoria di una figura così controversa; tra gli oggetti esposti c’è anche il suo sari insanguinato. Il figlio Rajiv la succedette, diventando il più giovane primo ministro nel 1984, ma fu assassinato nel 1991 durante una campagna elettorale.

Sonia Gandhi, moglie di Rajiv, ha preso sempre più piede nel Partito del Congresso fino a diventare leader negli anni successivi alla morte del marito. Sebbene abbia mantenuto una certa distanza riguardo alle sue radici italiane, ha saputo consolidare la sua figura politica in India. Oggi, Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, guida l’opposizione in un contesto di crescente difficoltà e limitazioni alla democrazia.

Anant Nath, direttore del mensile Caravan, sostiene che il Partito del Congresso ha davanti a sé sfide interne, e il contesto attuale della democrazia indiana risulta complicato, nonostante le elezioni continuino a svolgersi regolarmente. La democrazia è presente, ma le strutture democratiche risultano indebolite.

Riassumendo, l’eredità della dinastia Gandhi si articola tra luci e ombre, con responsabilità e sfide che continuano a influenzare la vita politica indiana. La più recente generazione dei Gandhi dovrà affrontare questa eredità in un panorama politico sempre più complesso e secolare, malgrado il pesante bagaglio ereditato dal passato.

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