La corruzione in Italia: report di Libera denuncia una situazione allarmante
Roma, 9 dicembre 2025 – La sua avanzata sotterranea e senza freni è certificata dall’associazione Libera, con un report impietoso e a tratti imbarazzante. È subdola, ramificata, a volte indispensabile per un’attestazione falsa di residenza per avere la cittadinanza italiana o per ottenere falsi certificati di morte: è la ‘mazzetta’. Nell’odierna Giornata internazionale della lotta alla corruzione, questa pratica illecita è certificata dal dossier il cui titolo dice già tutto: “Italia sotto mazzetta”. Ed è infatti un vero e proprio attacco alle istituzioni, alla buona gestione della macchina pubblica, quello che emerge dalla lettura del report di Libera: dal primo gennaio al primo dicembre di quest’anno, si avviano in media 8 indagini al mese, col coinvolgimento di 49 procuratori in 15 regioni, e 1.028 indagati, quasi il doppio rispetto ai 588 dello scorso anno, riporta Attuale.
Sud e Isole primeggiano con 48 indagini, seguite dal Centro con 25 e dal Nord con 23. La Campania è “maglia nera” con 219 persone indagate, davanti alla Calabria con 141 e alla Puglia con 110. La Liguria, con 82 persone indagate, è la prima regione del Nord Italia, seguita dal Piemonte con 80. “I dati che presentiamo – ha commentato Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera – ci parlano con chiarezza: la corruzione in Italia non è affatto un’anomalia, bensì un sistema che si manifesta in mille forme diverse, adattandosi ai contesti, riflettendo l’impiego di tecniche sempre più sofisticate.”
Il tema centrale di tutta l’inchiesta è il pericolo di una corruzione che si connatura al tessuto amministrativo, diventando parte integrante al punto da sembrare normale, logica, inevitabile, accettata da vittime e carnefici in un patto non scritto. Si va dalle “classiche” pratiche (la mazzetta, l’appalto truccato, il concorso pilotato) fino a quelle ormai pressoché legalizzate, frutto di una vera e propria cattura dello Stato da parte di un’élite impunita. Questi meccanismi rischiano di consolidare un sistema di potere sempre più irresponsabile. Tra i casi più eclatanti si evidenziano le indagini legate alle grandi opere, dove il sodalizio tra corruzione e infiltrazioni mafiose è devastante, con un danno stimato in miliardi di euro per le casse pubbliche.
L’ombra del malaffare si allunga anche sul mondo accademico con concorsi universitari truccati. Inoltre, vi è lo scambio politico elettorale con il coinvolgimento di un migliaio di amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti vari e mafiosi. Dall’analisi delle inchieste emerge una classifica che “premia” di nuovo le regioni del Sud: per politici indagati, al primo posto ci sono Campania e Puglia con 13, chiude il podio la Sicilia con 8. Al di là delle statistiche, pur indispensabili per prendere coscienza del fenomeno, Libera ha avviato a maggio una campagna itinerante, “Fame di verità e giustizia”, attraverso la quale si chiede “di regolare le situazioni di conflitto di interesse, vero brodo di coltura della corruzione, specie dopo l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, di rafforzare i meccanismi di controllo dei finanziamenti privati ad associazioni e fondazioni politiche nonché alle campagne elettorali, e di favorire la pratica del whistleblowing (segnalare chi commette abusi mantenendo il proprio anonimato) nel settore pubblico e in quello privato.