Intercettata la Global Sumud Flotilla: 22 italiani tra i fermati
Roma, 2 ottobre 2025 – Accettare il rimpatrio volontario immediato oppure essere detenuti in carcere, in attesa dell’espulsione coatta. Queste le due opzioni più probabili che si profilano per i membri dell’equipaggio – circa 400 persone per una cinquantina di barche – della Global Sumud Flotilla, missione umanitaria internazionale, civile e non-violenta, intercettata dalla marina militare israeliana a 75 miglia nautiche dalla costa di Gaza, in acque internazionali, mentre si dirigeva a portare aiuti alla popolazione della Striscia e rompere il blocco navale. Finora sono 22 gli italiani fermati, ha riferito il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “tutti in buone condizioni”. In base all’ultimo aggiornamento, entro il pomeriggio odierno (2 ottobre) dovrebbero terminare le operazioni di trasferimento nel porto di Ashdod per l’avvio dell’iter di identificazione, riporta Attuale.
Attualmente in Israele è in corso la festa religiosa dello Yom Kippur, durante la quale si fermano tutte le attività del Paese. Pertanto, solo in serata i membri dell’equipaggio “verranno trasferiti in autobus alla struttura detentiva di Be’er Sheva”, ha dichiarato Tajani alla Camera. Domani, venerdì 3 ottobre, si svolgeranno le prime visite dei funzionari dell’ambasciata italiana in Israele, che si ripeteranno domenica in quanto sabato è Shabbat, giorno di riposo.
Per coloro che accettano il rimpatrio volontario, la procedura di rientro partirà immediatamente. Considerando lo Yom Kippur, è probabile che i primi viaggi avvengano già a partire da venerdì 3 ottobre.
Chi invece rifiuta il rimpatrio volontario dovrà affrontare la procedura di espulsione coatta, la quale richiede di attendere “il provvedimento di respingimento dell’Autorità giudiziaria, la cui pronuncia giunge generalmente dopo 48-72 ore”, ha spiegato il ministro Tajani. In questa circostanza, le autorità israeliane intenderebbero emettere un unico provvedimento per tutti gli interessati. “Li trasferirebbero lunedì 6 e martedì 7 all’aeroporto Ben Gurion”, ha detto Tajani, “e con due voli charter li manderebbero in due distinte capitali europee: hanno chiesto Madrid e Londra perché è la sede del direttivo della Sumud Flotilla, ma non hanno ancora avuto risposta”.
Non c’è certezza su chi si farà carico dei costi di rimborso a Israele per i voli charter che riporteranno in Europa l’equipaggio della Flotilla. Secondo quanto riportato da due quotidiani italiani, La Stampa e Repubblica, il governo non sarebbe intenzionato a pagare, facendo ricadere l’onere sulla Flotilla. “Per gli italiani bloccati dalle forze israeliane nel Mediterraneo ci sarà un volo speciale organizzato dalle autorità italiane. Al momento sembra improbabile che paghino e che subiscano spese a loro carico”, hanno invece riferito oggi fonti del team legale della missione, confermando che gli italiani sono “tutti salvi e dovrebbero essere tutti rimpatriati”.
I membri italiani dell’equipaggio della Flotilla rischiano, teoricamente, di essere perseguiti in Italia per “atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra”, secondo l’articolo 244 del codice penale. Tale norma prevede la reclusione da sei a 18 anni e, nel caso di guerra, è punibile con l’ergastolo. Al momento, questa ipotesi appare remota.