Così Mosca ha costruito la sua ‘flotta fantasma’ e continua a vendere indisturbata petrolio

11.10.2024
Così Mosca ha costruito la sua 'flotta fantasma' e continua a vendere indisturbata petrolio
Così Mosca ha costruito la sua 'flotta fantasma' e continua a vendere indisturbata petrolio

Grazie a degli intermediari occidentali la russa Lukoil ha acquistato navi registrandole in Paesi non soggetti alle sanzioni e le utilizza per trasportare il greggio in giro per il mondo senza apparire coinvolta

Nonostante le sanzioni occidentali, disposte in seguito all’invasione dell’Ucraina, la Russia sta continuando quasi indisturbata a vendere il suo petrolio. E lo sta facendo grazie a una ‘flotta fantasma’, una flotta che sfugge ai radar delle autorità internazionali permettendole così di aggirare i blocchi disposti dopo l’invasione dell’Ucraina.

Le sanzioni

Prima dell’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin nel febbraio 2022, le esportazioni di petrolio di Mosca si affidavano principalmente alle petroliere occidentali, che dominano la flotta marittima mondiale. Nel tentativo di limitare le entrate del Cremlino, Stati uniti, Unione europea, Regno Unito e altri Paesi del G7 hanno vietato alle loro compagnie di fornire navi, assicurazioni o finanziamenti per le esportazioni russe dopo il 5 dicembre 2022, a meno che il petrolio non fosse venduto con uno sconto sui prezzi di mercato.

È stato a quel punto che la Russia ha iniziato a creare una propria flotta di navi registrate in Paesi non appartenenti al G7. Negli ultimi mesi del 2022 il mercato delle navi cisterna ha registrato un boom, in quanto le compagnie russe e i loro intermediari si sono attivati per l’acquisto di navi di seconda mano e gli armatori occidentali hanno colto l’occasione per fare affari d’oro.

La flotta fantasma

Come rivela una lunga inchiesta del Financial Times, queste flotte sono state costruite grazie alla complicità di imprenditori occidentali che hanno acquistato le navi e le hanno registrate in società basate in luoghi remoti come le Isole Marshall, ma utilizzando soldi della russa Lukoil. Secondo le ricostruzioni del giornale britannico, da quando, nel dicembre 2022, sono state introdotte le prime restrizioni occidentali alle esportazioni di petrolio russo, Mosca avrebbe creato una flotta di oltre 400 navi ‘fantasma’ che attualmente movimentano circa 4 milioni di barili di petrolio al giorno al di fuori della portata delle sanzioni, generando miliardi di dollari all’anno di entrate aggiuntive per la sua guerra di Vladimir Putin.

I governi occidentali finora sono riusciti a scoprire e sanzionare singole navi, ma il trucco delle strutture societarie offshore avrebbe fatto sì che i funzionari occidentali facciano fatica a identificare chi possiede le petroliere, come sono state acquistate o chi supervisiona le loro operazioni.

I complici occidentali

L’inchiesta del FT mostra come la russa Lukoil abbia usato il suo braccio armatoriale per finanziare un contabile britannico di 74 anni di nome John Ormerod per acquistare la Canis Power, una delle navi poi sanzionate dall’Occidente, e almeno altre 24 petroliere di seconda mano tra il dicembre 2022 e l’agosto 2023, per un costo totale di oltre 700 milioni di dollari. Come riporta la testata, ogni nave è stata acquistata da una diversa società di scopo costituita da Ormerod nelle Isole Marshall, ma la Eiger Shipping Dmcc di Lukoil, con sede a Dubai, avrebbe fornito i fondi pagando in anticipo il noleggio delle navi.

Allo stesso tempo, società con sede a Dubai legate a un magnate britannico delle spedizioni nato in Pakistan, Muhammad Tahir Lakhani, sono state incaricate di gestire le navi, afferma il Ft citando fonti a conoscenza delle strutture. La complessa serie di accordi mostrerebbe come Lukoil, il secondo produttore russo di petrolio, sia stato in grado di finanziare l’acquisto di una flotta di navi nascondendo il suo coinvolgimento all’opinione pubblica. Insieme, le 25 navi avrebbero trasportato circa 120 milioni di barili di petrolio dalla Russia da quando sono state acquistate da Ormerod. Se ipotizziamo un costo di soli 60 dollari al barile, il totale equivarrebbe comunque a 7,2 miliardi di dollari di esportazioni.

Le scappatoie

Il trucco funziona anche perché queste transazioni di fatto non violano alcuna legge. Questo perché sebbene Lukoil sia sottoposta a sanzioni statunitensi dal 2014, né Eiger Shipping Dmcc, né il suo proprietario Litasco Middle East Dmcc, con sede a Dubai, sono entità sanzionate.

E quindi è tutto perfettamente legale, in quanto le società con sede a Dubai non sono tenute a rispettare le restrizioni occidentali se non utilizzano finanziamenti o servizi del G7. Queste regole sono state concepite per ridurre le entrate del Cremlino, consentendo allo stesso tempo però che le esportazioni russe potessero continuare almeno in parte, in modo da non far schizzare i prezzi globali del petrolio.

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