Crisi in Germania, Merz non passa al primo voto

07.05.2025
Crisi in Germania, Merz non passa al primo voto
Crisi in Germania, Merz non passa al primo voto

18 franchi tiratori hanno affossato al primo voto nel Bundestag la nomina di Merz (Cdu) a Cancelliere. E’ la prima volta nella storia della Germania. I sì a Merz sono stati 310 sui 316 della maggioranza assoluta necessaria, 307 invece i no.

Di seguito il testo dell’articolo in edicola.

Spente le note dei Beatles e di Otis Redding suonate ieri nel cortile della cancelleria dalla banda musicale dell’esercito, come richiesto da Olaf Scholz per la sua cerimonia di addio, con ultima telefonata da cancelliere al presidente ucraino Zelensky, Berlino si prepara all’insediamento di Friedrich Merz. Questa mattina al Bundestag il leader Cdu verrà eletto cancelliere dalla maggioranza dei deputati che lo sostiene, quindi giurerà sulla Costituzione davanti al presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, al Castello di Bellevue.

Solo poche ore prima la Spd ha presentato la sua squadra nell’esecutivo.

Dietro al vice-cancelliere e ministro delle Finanze, Lars Klingbeil, si scorge la porta-girevole per la presidente del Bundestag, Bärbel Bas – promossa a ministra del Lavoro in (clamorosa) sostituzione di Hubertus Heil – e soprattutto il vecchio volto di Boris Pistorius, confermato come previsto alla guida della Difesa, il dicastero destinato a ricevere tre quarti del mega-fondo per il riarmo da 1.000 miliardi di euro. Il messaggio politico è inequivocabile: il supporto bellico e finanziario a Kiev andrà avanti come e più che ai tempi del governo Scholz e indipendentemente dal negoziato fra Trump e Putin.

DEL RESTO L’INTERA VITA istituzionale sembra ormai consumarsi a Berlino in una dimensione intangibile alla realtà internazionale e locale. Due giorni dopo il report dell’Ufficio per la protezione della Costituzione (Bfv) che ha bollato Afd come partito di ultradestra pericoloso per la democrazia la leader Alice Weidel ordina il contrattacco alla classificazione che ha riacceso il dibattito sulla messa al bando del partito. «Un’ingerenza illegale dello Stato nella competizione democratica» è l’accusa dei fascio-populisti dettagliata nelle 195 pagine del ricorso depositato ieri al tribunale amministrativo di Colonia, dove ha sede il Bfv.

Su tutto Afd lamenta il danno all’immagine faticosamente costruita sul rassicurante doppiopetto di Weidel: «Il sigillo apparentemente neutrale di un’agenzia governativa rischia di causare perdite irreparabili. Probabile che donatori e membri di Afd si allontaneranno, in particolare funzionari pubblici, militari e magistrati, per via del veto al partito proposto dai partiti concorrenti».

In pratica l’unico vero pericolo che corre la forza politica dichiarata incompatibile con la democrazia è perdere gli elettori moderati più sensibili alla Law&Order tedesca che all’anti-sistema immaginato da Musk e Trump.

IN OGNI CASO la sicurezza interna da oggi sarà compito dell’inflessibile neo ministro dell’Interno, Alexander Dobrindt (Csu), già al lavoro per introdurre quanto prima i controlli alle frontiere per bloccare i migranti. Sarà il perno del giro di vite annunciato da Merz sancito nel patto di governo con i socialisti vincolante fino alla fine della legislatura.

A riguardo la Spd esibisce nel governo la sua faccia più dialogante. Di contraltare (e per paradosso) la ministra della Cooperazione e sviluppo sarà Reem Alabali-Radovan, classe 1990, nata a Mosca, figlia di due ingegneri richiedenti-asilo iracheni. Ex sottosegretaria per l’integrazione, attuale commissaria per la lotta al razzismo, è la numero due della Spd nel Meclemburgo-Pomerania e rappresenta la Germania dell’Est.

SCOMPARSI I VERDI, la Germania non sarà più sinonimo di capofila del cambiamento climatico. Anche se il governo Merz promette di stanziare un fondo straordinario da 100 milioni di euro e la Spd ha scelto di affidare il ministero dell’Ambiente al cinquantenne Carsten Schneider, originario anche lui della Germania dell’Est, ex impiegato di banca. «Stella nascente dell’anno» nel 2011 secondo la rivista Politik & Kommunikation, è diventato il vicepresidente della Spd in Turingia dopo una fulminea carriera nei Giovani socialisti (Juso); proprio l’organizzazione che si è opposta nel voto di ratifica dell’accordo con la Cdu-Csu».

Di tutt’altra formazione la neo ministra della Casa e Edilizia, Verena Ute Hubertz, ex vice capogruppo dei socialdemocratici al Bundestag con passato da imprenditrice-social di successo. Circa dieci anni fa insieme a una compagna di università ha fondato a Berlino la start-up «AJNS New Media» che ha sviluppato l’app per la piattaforma Kitchen Stories. Dopo aver acquisito 20 milioni di utenti Hubertz ha venduto l’impresa a una consociata di Bosch e si è votata definitivamente alla politica in nome di «una Spd giovane, femminile e digitale».

Alla Giustizia finisce infine, con poca sorpresa, l’esperta giurista Stefanie Hubig, già ministra dell’Istruzione della Renania-Palatinato e presidente della Conferenza culturale dei Land.

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