«Leadership di costo»: sequestrati beni per 12 milioni all’imprenditore dei carburanti. Le carte

07.05.2025
«Leadership di costo»: sequestrati beni per 12 milioni all’imprenditore dei carburanti. Le carte
«Leadership di costo»: sequestrati beni per 12 milioni all’imprenditore dei carburanti. Le carte
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Misura scattata su tre distributori di benzina, un ristorante e terreni tra Rieti e Roma

di Enzo Beretta

Il 63% delle quote della Olivi Spa di Panicale, il 33% del capitale sociale della Sun Energy, sempre a Panicale, tre distributori di benzina tra Perugia, Magione e Deruta, un’attività ricettiva con ristorante a Magione e una serie di terreni tra via Settevalli, Roma e la provincia di Rieti. Ammontano a circa 12 milioni di euro i beni sequestrati all’imprenditore Mauro Olivi, 72 anni, operante nel settore del commercio di carburanti, nell’ambito di una misura di prevenzione disposta dal tribunale di Perugia. I beni – si legge in un comunicato della guardia di finanza – vengono considerati riconducibili all’imprenditore ritenuto «fiscalmente pericoloso»: il suo patrimonio è considerato «sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale». 

Ingentissime risorse «Il pm – si legge negli atti giudiziari – ha evidenziato come i provvedimenti cautelari, personali e reali, adottati nei confronti di Olivi, così come i provvedimenti di rinvio a giudizio emessi nei suoi riguardi nell’ambito di più procedimenti giurisdizionali, abbiano dato conto della sua inclinazione a commettere in maniera reiterata, spregiudicata e continuativa, reati nel settore economico finanziario, essendo emerso il suo coinvolgimento in plurimi fatti di frode fiscale nel campo del commercio di prodotti petroliferi, commessi in associazione con altri soggetti. Un insieme di delitti che – prosegue l’atto – si assume hanno permesso a Olivi di accumulare ingentissime risorse finanziarie e, parallelamente, alla Olivi Spa e alle altre società del gruppo, di far registrare a partire dal 2014 incrementi patrimoniali esponenziali, non corrispondenti alle disponibilità economico reddituali di fonte lecita».

Leadership di costo La Procura «assume che Olivi abbia sedimentato il suo attuale, ingente patrimonio, veicolando tra il 2014 e il 2019 i milionari proventi illeciti proprio nella Olivi Spa e, di riflesso, nelle società di famiglia Sun Energy Srl, Immobiliare Innovation Srl, Oliarc srl e Minoltech Srl, tanto da renderle inquinate. Infatti, nel caso della Olivi Spa, dalle diverse indagini di polizia giudiziaria condotte dalla guardia di finanza perugina emerge evidente come il proposto abbia creato la cosiddetta strategia di leadership di costo, con il relativo vantaggio di costo, che nel campo commerciale si ha quando una società si approvvigiona da fonti illecite e produce prodotti simili o equivalenti a quelli offerti dalla concorrenza ad un costo minore, spazzandola così via e alterando il libero mercato economico». 

«Meccanismo fraudolento» A proposito della vendita sottocosto del prodotto, l’accusa menziona lo «schema tipico delle frodi carosello, dove l’immissione in commercio di beni a prezzi fuori mercato è resa possibile dal lavaggio dell’Iva, che costituisce un presupposto ineludibile del meccanismo fraudolento». Prosegue l’atto giudiziario: «Il profitto illecito dei delitti di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture relative ad operazioni soggettivamente inesistenti consiste nel risparmio di spesa conseguente all’indebita detrazione di crediti Iva inesistenti. Si assume, secondo l’ipotesi della Procura, che Olivi abbia partecipato inoltre alla redistribuzione tra i sodali degli utili delle frodi organizzate». 

Proventi illeciti I giudici Andrea Ausili, Lidia Brutti e Simona Di Maria  parlano quindi di un «vantaggio economico indebito, di cui la società Olivi ha beneficiato per effetto delle condotte illecite del suo amministratore, verosimilmente anche oltre il periodo di manifestazione della pericolosità del proposto». E quei beni di cui è stato chiesto il sequestro e la confisca vengono considerati «acquisizioni o incrementi patrimoniali frutto, diretto e indiretto, dell’investimento dei proventi illeciti che il proposto ha conseguito per effetto della realizzazione, anche in forma organizzata, di delitti tributari di natura fraudolenta». 

Operazioni certamente non trasparenti Sempre la Procura punta il faro su «alcune modalità sospette nel convogliamento di risorse economiche nella società in questione, da parte di Mauro Olivi, ripetitive di schemi (somme rilevanti transitate sui conti dei suoceri, sproporzionate rispetto alla loro capacità reddituale, da questi investite in polizze poi riscosse da Olivi e dalla moglie), in ordine alla cui origine illecita, tuttavia, non risulta acquisito alcun elemento di fatto, sulla base degli accertamenti contenuti in atti. Si tratta pertanto di operazioni certamente non trasparenti – si legge – la cui correlazione con ipotetiche attività illecite resta un mero sospetto». 

Considerazioni Aggiungono i giudici: «Il collegio ritiene che gli elementi rappresentati non appaiono idonei a delineare i contorni di un inquinamento pervasivo dell’impresa. In particolare non consentono di affermare che l’immissione di profitti di provenienza illecita, nella misura che è stato possibile individuare con sufficiente precisione con riferimento al periodo di manifestazione della pericolosità, abbia costituito una componente prevalente dell’accrescimento economico patrimoniale della società Olivi». Al sequestro del patrimonio è seguita la nomina di un amministratore giudiziario, che si occuperà della gestione e della futura destinazione dei beni confiscati, nel rispetto delle normative antimafia e delle procedure previste dalla legge. Mauro Olivi viene difeso dagli avvocati Nicola Di Mario e David Brunelli i quali – come si legge nel documento, di 56 pagine – hanno contestato «la sussistenza dei presupposti per l’applicazione di misure di prevenzione, personali e patrimoniali».

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