Dietrofront sull’aumento per i ministri: la mossa del governo dopo le “inutili polemiche”

17.12.2024
Dietrofront sull'aumento per i ministri: la mossa del governo dopo le "inutili polemiche"
Dietrofront sull'aumento per i ministri: la mossa del governo dopo le "inutili polemiche"

A scoprire le carte per primo è stato il titolare della Difesa, Guido Crosetto: “Non è giusto, ma non è mai importato finora né a me né ai miei colleghi”. Cosa succede adesso

Dopo le polemiche arriva il passo indietro del governo sugli stipendi dei ministri. L’esecutivo di Giorgia Meloni inverte la rotta sull’emendamento alla manovra 2025 che prevedeva l’aumento dei compensi dei ministri non parlamentari per equipararli ai colleghi eletti.  Ad anticipare le intenzioni del governo è stato per primo Guido Crosetto. Il titolare della Difesa nella serata di ieri 16 dicembre ha scritto un post su X col quale difende nel merito la proposta, ma pur di “evitare inutili polemiche” annuncia di essere pronto a sostenere il passo indietro. Crosetto è da sempre un fedelissimo di Meloni, suo braccio destro, e quindi le sue parole hanno di fatto chiarito la linea. 

“È assurdo – scrive Crosetto – lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche sull’emendamento che parificava tutti i ministri e sottosegretari non parlamentari, ai deputati, riconoscendo i rimborsi spese. È così da oltre due anni e continuerà così fino a fine legislatura. La cosa è giusta? Non penso perché non ha particolare senso che il ministro degli interni o della difesa debbano avere un trattamento diverso rispetto a un loro sottosegretario, ma non è mai importato finora, né a me né ai miei colleghi. Per questo motivo abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche. Quello che non sarebbe comprensibile per nessuna altra professione e cioè che due persone che fanno lo stesso lavoro, nella stessa organizzazione, abbiano trattamenti diversi, per chi fa politica deve essere messo in conto”. 

Crosetto su X
Crosetto su X

Posizione opposta quella di Francesco Saverio Romano, relatore di Noi Moderati alla manovra: “Perché dovremmo ritirarlo? Se c’è un ministro che non vuole prendere soldi ci rinuncia, è semplice. La legge è erga omnes, non è fatta per questo o quel ministro. Tutti i Consigli regionali hanno questa legge. Trovatemi un Consiglio regionale che non abbia equiparato gli assessori esterni ai consiglieri. Se poi qualche ministro – conclude – lo ritiene offensivo nei suoi confronti, allora vi rinuncia. È semplice, per quanto mi riguarda”.  

Stipendi più alti per i ministri, cosa ha deciso il governo Meloni

La relatrice della manovra, Ylenja Lucaselli, ha spiegato che l’emendamento “non si può ritirare, è una questione tecnica, si può solo riformulare. Se arriva una riformulazione del governo la valuteremo”. E infatti è stato riscritto.  La riformulazione del testo dei relatori prevede che i ministri e i sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma abbiano diritto “a un rimborso delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni”. Per finanziare queste voci di spesa viene istituito un fondo con una dotazione di 500mila euro annui a partire dal 2025.

Adesso l’iter dei lavori in commissione Bilancio alla Camera potrebbe semplificarsi. Quella appena trascorsa è stata una notte di limature e scontri con i lavori di fatto paralizzati. Ufficialmente la manovra è prevista in aula alla Camera mercoledì 18 dicembre. Già si tratta di uno slittamento rispetto alle intenzioni iniziali, ma l’esecutivo potrebbe ancora incassare il sì definitivo del Parlamento entro Natale. Se le opposizioni si impuntano, il cronoprogramma rischia di saltare. 

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