Dipendenti del Garante della privacy chiedono dimissioni dei membri per conflitti di interesse

20.11.2025 15:15
Dipendenti del Garante della privacy chiedono dimissioni dei membri per conflitti di interesse

Dimissioni richieste all’Autorità Garante della Privacy

Un evento senza precedenti ha scosso l’Autorità Garante della privacy, con l’assemblea dei lavoratori che ha approvato all’unanimità la richiesta di dimissioni per i quattro membri dell’ente. La riunione è prevista per le 15 di giovedì 20 novembre, riporta Attuale.

Le accuse di parzialità, che fino a poco tempo fa provenivano da fonti esterne, ora emergono direttamente dal personale dell’Autorità. Secondo quanto riportato da Wired, il malcontento dei dipendenti si concentra sulla gestione recente dell’ente, in particolare riguardo alla controversia con Report, i cui protagonisti sono stati Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci. La situazione ha sollevato interrogativi sull’operato dei membri dell’Autorità.

Le contestazioni dei dipendenti: costi elevati e sospetti conflitti di interesse

Il malcontento interno abbraccia questioni significative, tra cui i costi dell’ente, presunti legami di alcuni membri con Fratelli d’Italia e sospetti di conflitto di interessi in alcune decisioni. Il presidente dell’Autorità, Pasquale Stanzione, che appartiene all’area Pd, ha respinto tali accuse, così come le prime richieste di dimissioni. Attualmente, il collegio del Garante è composto da Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Guido Scorza e Agostino Ghiglia. Quest’ultimo è stato particolarmente nel mirino, essendo stato intercettato mentre entrava nella sede romana di FdI per un incontro con Arianna Meloni, sorella della premier, il giorno prima della multa inflitta all’emittente in relazione al caso Sangiuliano.

Le implicazioni di questa crisi di fiducia all’interno dell’Autorità Garante della privacy potrebbero avere ripercussioni significative sulla sua reputazione e sulle sue future decisioni. La richiesta unanime di dimissioni da parte del personale suggerisce un profondo discontento, che potrebbe compromettere l’efficacia dell’ente nel garantire la protezione dei dati personali.

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