Dopo tre rifiuti al suicidio assistito: la decisione di morire in Svizzera

01.08.2025 06:25
Dopo tre rifiuti al suicidio assistito: la decisione di morire in Svizzera

Il Diritto al Fine Vita: La Storia di Martina Oppelli

“Da trent’anni mi arrampico sugli specchi per conservare un sorriso che si spegne lentamente; per favore, rispettate ciascuno di noi”. Queste parole, pronunciate da Martina Oppelli, una donna di 50 anni di Trieste, sintetizzano un profondo messaggio riguardo al fine vita e alla necessità di regolamentazioni adeguate. In un video diffuso dall’associazione Luca Coscioni, Oppelli ha rivolto un accorato appello ai politici affinché sia introdotta una legge dignitosa che garantisca a tutti, incluse le persone malate e anziane, un fine vita rispettoso, tenendo conto di ogni forma di dolore senza discriminazioni. Lo scorso giorno, Martina è deceduta in Svizzera, dove ha scelto di avvalersi del suicidio medicalmente assistito.

Martina, tetraplegica e affetta da sclerosi multipla da oltre 20 anni, era completamente immobile e dipendente da assistenza continua. Dopo aver ricevuto tre rifiuti alla sua richiesta di suicidio assistito nel 2024, ha presentato un’opposizione al diniego il 19 giugno, supportata dal team legale coordinato da Filomena Gallo, avvocata dell’associazione. L’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (Asugi) ha affermato che non era sottoposta a trattamenti di sostegno vitale – un requisito necessario in Italia per accedere a tali procedure, nonostante il suo stato di totale dipendenza. “A seguito della diffida inviata – ha dichiarato l’Associazione Luca Coscioni – è stata avviata una nuova valutazione da parte di una commissione medica. Tuttavia, Oppelli ha deciso di recarsi in Svizzera per avere accesso all’aiuto per la morte volontaria, poiché non poteva attendere oltre”.

In compagnia di Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, membri di Soccorso Civile, e con il supporto logistico ed economico di altre 31 persone, Martina ha seguito le orme di altre persone che, come lei, hanno cercato un modo per ottenere un fine vita dignitoso. Un percorso quello del suicidio assistito in Italia, descritto da Oppelli, caratterizzato da lunghe attese e complessità burocratiche che rendono quasi impossibile l’accesso a questo diritto. Da sette anni, la Consulta chiede invano l’introduzione di una legge che normi tale processo. “Non voglio che questo iter si ripeta per altri”, ha dichiarato Oppelli, evidenziando l’urgenza di una legislazione sensata. “Desidero morire con dignità ora”.

In un contesto di continua richiesta di miglioramenti legislativi, la storia di Martina Oppelli rappresenta un chiaro appello all’azione. È cruciale che le istituzioni ascoltino voci come la sua e prendano misure concrete per garantire che il suicidio assistito possa avvenire senza ostacoli insormontabili, tutelando al contempo il diritto di ciascuno a decidere del proprio fine vita. La sua esperienza mette in luce la necessità di una riflessione approfondita su questo tema delicato e essenziale, affinché nessuno debba affrontare una situazione simile in futuro.

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