Il racconto di Louis Har: un ex ostaggio di Hamas
Louis Har, un contabile argentino-israeliano di 72 anni, ha trascorso 129 giorni in cattività a Gaza, dove è stato rapito con la sua famiglia il 7 ottobre mentre si trovava nel kibbutz Nir Yitzhak. Liberato il 12 febbraio 2024 dall’esercito israeliano, Har ha vissuto esperienze traumatiche e ha dichiarato di essere distrutto per la sorte del giovane Evyatar David, anch’egli ostaggio, di cui ha visto un video straziante. «Non riesco a guardare la sofferenza di quell ragazzo che sembra ridotto a pelle e ossa», ha affermato, riporta Attuale.
Har ha rifiutato di visionare il filmato, definendo le immagini come parte della propaganda di Hamas e una forma di terrore psicologico. Secondo lui, «questa strategia serve per esercitare pressione sul governo israeliano e ottenere vantaggi nei negoziati per la liberazione degli ostaggi». Ha spiegato che Hamas sfrutta anche la denutrizione dei prigionieri come parte della loro narrativa, ma ha ribadito che non è Israele a essere responsabile della fame nella Striscia di Gaza.
«La fame a Gaza non è colpa di Israele. I camion di aiuti umanitari arrivano, ma Hamas ruba le scorte destinate alla popolazione», ha commentato, smentendo così l’opinione diffusa da alcune ONG e dalle Nazioni Unite sulla scarsità di aiuti. Har, che ha vissuto la prigionia in un appartamento piuttosto che in un tunnel, ha raccontato come cercasse di mantenere un senso di normalità, cucinando anche per i suoi carcerieri.
“L’idea di non sapere cosa fosse successo alla mia famiglia era il pensiero più opprimente”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza della speranza durante la sua detenzione. Una volta liberato, Har ha iniziato a lottare per liberare gli altri ostaggi ancora prigionieri e chiede una rapida conclusione delle ostilità. “La guerra deve finire per tutti noi, sia per le famiglie israeliane che per il popolo palestinese”, ha affermato.
Considerando le recenti accuse al governo di Netanyahu di non cercare un accordo, Har ha scelto di astenersi dal commentare le scelte politiche, insistendo solo sull’urgenza della liberazione degli ostaggi e sul ripristino della pace.
Quando gli è stato chiesto della sua opinione riguardo alle affermazioni di membri del Forum delle famiglie che parlano di un “secondo Olocausto”, Har ha risposto cautamente: “Non se la sento di usare quella parola, ma la situazione è preoccupante, specialmente per l’antisemitismo che cresce nel mondo”.
Infine, Har si è mostrato ottimista riguardo al futuro, affermando: “Senza Hamas, vedo la prospettiva di pace. Ho vissuto in un kibbutz, un luogo dove le diverse culture coesistono”. Spera che trovi un accordo che garantisca sicurezza e dignità per entrambe le comunità.