Firenze, 5 ottobre 2025 – La Leopolda segna un possibile riscatto per Matteo Renzi e Casa Riformista

05.10.2025 02:05
Firenze, 5 ottobre 2025 – La Leopolda segna un possibile riscatto per Matteo Renzi e Casa Riformista

La Leopolda: il futuro di Italia Viva tra rinnovamento e sfide politiche

Firenze, 5 ottobre 2025 – Alla Leopolda aleggia una suggestione: il tramonto di Italia Viva, non il pensionamento. Casomai l’evoluzione di un partito che da solo fluttua poco sopra il 2% nei sondaggi. I medaglioni buoni che tappezzano la vecchia stazione di Firenze sono quelli di Casa Riformista. È la ‘tenda’ che potrebbe far giocare a Matteo Renzi il suo terzo tempo post Pd, dopo l’assolo con Italia Viva e il flop del Terzo Polo con Calenda, riporta Attuale.

Appare tonico l’ex premier, in testa con il calcolo che fa quadrare il conto. L’assist glielo fornisce il sindaco di Milano, ospite al day one della Leopolda 13 ‘Vivaio Italia’: “Non si tratta di essere centristi ma centrali – ricorda Beppe Sala –, ma per esserlo bisogna avere la follia di costituire qualcosa che non punta al 4 ma al 10%”. Lo sguardo è puntato sulle politiche del ’27, con un viatico rappresentato dalle regionali d’autunno, dove Renzi ha brevettato la formula del “voto utile”, senza simboli, in Toscana, Campania e Calabria. Il mix è dato da renziani, socialisti, lib-dem, civici e amministratori. Non a caso, gli esponenti d’area erano tutti presenti a Firenze: il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, quello Pd di Roma Roberto Gualtieri accompagnato dall’assessore ultra civico Alessandro Onorato, il vicentino Possamai, il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi (spinto con poca convinzione da Avs in Calabria prima di convergere su Tridico).

Silvia Salis, il “modello Genova che buca lo schermo”, professano gli alfieri renziani. “L’unione è la forza della classe dirigente del campo progressista che la destra non ha – afferma Salis –. Il nostro male del passato è stata la differenziazione. Dobbiamo concentrarci su ciò che ci unisce, a Genova ha funzionato”. Chi farà da federatore è ancora da definirsi; per Renzi, per rilanciarsi, è sufficiente macchinare: “Il centrosinistra è composto da storie diverse. C’è il Pd di Elly Schlein che è più a sinistra, ci sono Avs e 5Stelle che lo sono molto di più. E poi c’è Casa Riformista che vuole tenere insieme partiti, sindaci e associazioni”. Dunque, sì all’autorottamazione? “Senza Italia Viva non c’è Casa Riformista – precisa l’ex premier – ma da sola non basta. Trovo importante quanto detto da Beppe Sala: facciamo una convention riformista. Io darò una mano senza esigenze di protagonismo”.

Bisogna ora individuare una data per poi concretizzare idee e contenuti. Nient’altro che l’esortazione del titolare della minoranza Pd al Nazareno, Stefano Bonaccini, accolto in pompa magna da Renzi al grido “torna alla Leopolda, torna a casa sua”. Pregnante la domanda del presidente del Pd: “Saremo percepiti come alternativa tra due anni? – un’interrogativa retorica dell’eurodeputato –. Se pensiamo che basti criticare Meloni tutti i giorni per ottenere un voto in più, allora non ne prendiamo nemmeno uno. Parliamo di contenuti e non di nomi e cognomi: questo è stato uno sport molto praticato nel mio partito, ma alla gente non interessa nulla. Con Trump, Putin, Netanyahu e i neofascisti Orban e Vannacci, cosa deve succedere nel mondo perché ci mettiamo insieme?”. Applausi sperticati e standing ovation. “È in forma il Bonimba”, ha commentato Renzi, con la mente subito rivolta alle rovesciate di Boninsegna.

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