Flotilla, Maria Elena Delia: «Vado a Roma per il confronto, serve fare di più per Gaza»

27.09.2025 10:25
Flotilla, Maria Elena Delia: «Vado a Roma per il confronto, serve fare di più per Gaza»

Flotilla verso Gaza: intervista a Maria Elena Delia

ROMA – Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana del Global Movement to Gaza, è tornata a Roma dopo aver abbandonato la Global Sumud Flotilla in partenza per la Striscia di Gaza. «Il direttivo ha deciso di mandarmi a Roma per portare avanti di persona il dialogo con le istituzioni», riporta Attuale.

Delia affronta una fase delicata del progetto, sottolineando la necessità di garantire la sicurezza per tutti i membri. «Non possiamo permettere che qualcuno si faccia male; a Creta ci hanno attaccato», afferma, chiarendo che la situazione è tesa e rischiosa.

In merito all’appello del presidente Mattarella, Delia spiega: «Abbiamo apprezzato le parole del capo dello Stato, ma ci è sembrato che accettare spostasse l’attenzione dal punto centrale. Siamo dispostissimi a trovare un corridoio umanitario, però questo non può essere un’alternativa a poter percorrere liberamente delle acque internazionali. Stiamo cercando di mettere in evidenza una stortura».

Interrogata su accuse di protagonismo e di voler creare incidenti diplomatici, Delia rifiuta tali affermazioni. «Non c’è nessuna volontà di andare a farsi male per forza. Chiediamo ai governi: è possibile dire ad Israele che se attaccherete quelle barche in acque internazionali noi vi daremo delle sanzioni? Siamo assolutamente aperti a delle trattative concrete».

Delia propone anche alternative: «Israele potrebbe garantire che una volta al mese si apra un corridoio navale affinché le navi dell’Onu possano portare via mare degli aiuti. Ci sono tante possibilità, ma bisogna fare qualcosa in più rispetto a chiedere a noi di non andare a Gaza».

La situazione attuale è complessa, radicata nel conflitto storico tra israeliani e palestinesi. Delia ricorda il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha provocato la morte di 1.200 israeliani. «Non sto giustificando, ma è un fatto che quel giorno si colloca in una storia di quasi 80 anni di occupazione», afferma, evidenziando le complicazioni della situazione.

Infine, riguardo alla soluzione due popoli due Stati, Delia chiarisce: «Non posso parlare a nome di tutto il movimento. Personalmente non sono d’accordo, perché nella pratica non funzionerebbe; bisognerebbe che ci fosse un unico Stato dove tutti i cittadini possano vivere con uguali diritti e doveri».

Il dialogo continua, ma la tensione resta alta, mentre la comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi della missione umanitaria.

1 Comments

  1. È davvero preoccupante vedere come la situazione sia così tesa. La sicurezza di tutti dovrebbe essere prioritaria, ma è difficile trovare una via d’uscita in mezzo a tensioni così alte. Mi chiedo se le parole del governo siano davvero sufficienti. Cosa si sta facendo per garantire un aiuto concreto?

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