Gelmini sul fine vita: “Aiutare chi soffre è giusto, ma il suicidio non è un diritto”

04.07.2025 10:15
Gelmini sul fine vita: "Aiutare chi soffre è giusto, ma il suicidio non è un diritto"

La proposta di legge su vita e morte: La posizione di Noi Moderati

Roma, 4 luglio 2025 – L’obiettivo di “Tenere insieme le indicazioni della Consulta e il valore sacro e inviolabile della vita” è una sfida non facile. A vigilare su questo aspetto è Noi Moderati, con il senatore Mariastella Gelmini, da tempo impegnato nel dossier.

Gelmini, le recenti proposte del governo vanno in questa direzione. Qual è la vostra opinione?

“La Corte Costituzionale ha sollecitato il Parlamento a colmare un vuoto normativo. Noi Moderati, attraverso Maurizio Lupi, ha contribuito presentando un disegno di legge che si allinea con le indicazioni della Consulta, mantenendo i nostri valori che considerano la vita sacra e indisponibile. Oggi abbiamo un testo base utile su cui lavorare, che rappresenta un significativo passo avanti e un punto di partenza ben bilanciato”, riporta Attuale.

Ora che la discussione è inevitabile nella maggioranza, quali sono le vostre posizioni moderate? Solo per alcuni casi prevedete depenalizzazione. Come intendete applicarla?

“Siamo contenti che i nostri principi siano stati accolti nel testo base: non stiamo parlando di un diritto al suicidio o di una liberalizzazione dell’eutanasia, ma di una depenalizzazione limitata in presenza di circostanze oggettivamente drammatiche”.

Molti casi rimangono esclusi da questa proposta. Crede che il vostro ddl sarà sufficiente per aderire alle indicazioni della Consulta?

“Sì, il testo presentato dalla maggioranza rispetta la sentenza della Corte, la quale indica, ad esempio, che uno dei requisiti per accedere al suicidio assistito è essere liberi e consapevoli. Per questo motivo abbiamo deciso di porre l’accento sulle cure palliative”.

Palliativo implica che non sia risolutivo. Che significato ha?

“Tuttavia, non è un aspetto superfluo. È, infatti, il modo migliore per supportare il paziente e la sua famiglia fino alla fine”.

Forza Italia ha una visione diversa dalla vostra: si è dichiarata pronta ad ampliare i casi previsti dal Ddl per garantire la libertà di coscienza e l’accompagnamento alla fine vita. Qual è il risultato finale?

“La procedura del disegno di legge è appena cominciata. Ognuno potrà esprimere le proprie valutazioni. È una questione complessa e richiede un dibattito appropriato. L’importante è che non diventi oggetto di scontro tra schieramenti opposti e che si raggiunga un compromesso maturo”.

In un compromesso ciascuno deve rivedere le proprie posizioni. Su cosa siete disposti a farlo?

“Dobbiamo giungere a una legge ben formulata, che rispetti quanto indicato dalla Corte e che fornisca risposte adeguate alla sofferenza delle persone. Ciò non implica che ogni persona malata abbia diritto alla morte assistita. La vita deve sempre essere protetta, anche nei momenti di maggiore vulnerabilità”.

Perché escludere il Sistema sanitario nazionale? Qual è la differenza se non è lo Stato a fornire farmaci per la fine vita?

“Non si può chiedere a un medico di compiere un atto che potrebbe essere considerato un reato. Inoltre, non si può chiedere al Ssn di offrire prestazioni che assistano la morte senza violare il principio costituzionale”.

C’è chi teme che le tensioni politiche si concentrino sui nomi da inserire nel Comitato nazionale di valutazione…

“Il Comitato, composto da esperti di alto livello, avrà il compito di evitare che vi siano margini per ampliare o restringere le disposizioni che, secondo noi, dovrebbero rimanere uniformi in merito ai valori fondamentali su cui stiamo legislando. Spero vivamente che anche questo aspetto non diventi strumento di speculazione politica”.

La nuova legge, quando arriverà, si troverà di fronte a un insieme di leggi regionali già esistenti. Queste saranno abrogate?

“L’intento di questa legislazione è anche quello di fornire indicazioni chiare a livello nazionale e porre fine alla legislazione confusa di alcune regioni. Ad esempio, le Regioni ricevono finanziamenti per le cure palliative, introdotte nel nostro ordinamento dal 2010, ma spesso non risultano accessibili. Con questa legge chiariremo che, se le regioni non intervengono, nomineremo un commissario ad acta”.

Il panorama politico è variegato. Mentre discutiamo, Tajani ha rilanciato il suo Ius Scholae e il Pd e M5s sono favorevoli a discuterne.

“La nostra posizione è nota e non necessitiamo di forzature che possano compromettere l’unità di coalizione. Siamo aperti al dialogo con i nostri alleati, ma non dobbiamo dimenticare il messaggio chiaro espresso dagli italiani nel recente referendum sulla cittadinanza”.

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