Nel 1964, l’autore americano Richard Hofstadter pubblicò un saggio noto sulla rivista Harper’s Magazine, intitolato Lo Stile Paranoico nella Politica Americana, in cui sosteneva che una combinazione di esagerazione, sospetto e fantasia cospirativa ha sempre caratterizzato la vita pubblica americana, dalle ipotetiche attività sovversive degli Illuminati di Baviera alla fine del XVIII secolo fino al Maccartismo degli anni Cinquanta, riporta Attuale.
La sfida alle élite
In effetti, le teorie complottistiche hanno trovato un posto di rilievo nella storia e nell’immaginario degli Stati Uniti fin dai tempi fondatori, rappresentando una forma di eterna sfida alle élite politiche, mediatiche e giudiziarie presenti nella società americana. Il 65% della popolazione sostiene che l’omicidio di John F. Kennedy sia stato il risultato di una cospirazione e che qualcun altro, oltre a Lee H. Oswald o insieme a lui, abbia partecipato all’assassinio. Percentuali significative credono ancora che l’allunaggio sia stato orchestrato in un set cinematografico a Hollywood, che gli attentati dell’11 settembre siano un «inside job» orchestrato da agenti statali e che il governo abbia insabbiato le prove delle visite extraterrestri a Roswell, nel New Mexico.
Il caso di Epstein, miliardario e amico di Donald Trump, accusato di abusi sessuali e traffico di minori, e morto nel 2019 per suicidio in carcere, si inserisce perfettamente in questa narrazione. È una questione che tocca sia i repubblicani che i democratici. Attualmente, Washington è invasa da teorie cospirative e sospetti che si diffondono tra la Casa Bianca e il Congresso, affollando i notiziari di tv e giornali e infettando i social media. Chi ha avuto l’ardire di legare il nome di Trump a questa storia? E che ruolo hanno Barack Obama, Hillary Clinton o Joe Biden?
Esiste, tuttavia, una differenza cruciale rispetto al passato: i presidenti di un tempo non solo non erano frequentemente associati a teorie complottistiche, ma cercavano anche di confutarle per preservare l’onore della carica e rafforzare la fiducia pubblica nelle istituzioni. Lyndon Johnson, per esempio, istituì la Commissione Warren nel 1964 per smentire le voci relative all’assassinio di Kennedy, ma con scarso successo.
Il combustibile
Per Trump, il complottismo è diventato sia nutrimento che combustibile per la sua carriera politica. Già nel 2008, durante la prima campagna di Barack Obama, non esitò a diffondere la falsità dei «birthers», sostenendo che Obama non fosse nato negli Stati Uniti. Nemmeno la pubblicazione dell’intero certificato di nascita di Obama nel 2011 è riuscita a placare completamente le voci. Sempre nel 2011, Trump insinuò che Osama bin Laden non fosse mai stato ucciso, accusando Obama e Biden di aver fatto eliminare la squadra Navy Seals che aveva tentato di effettuare il raid.
All’ingresso in politica, Trump non ha esitato a utilizzare teorie cospirative per attaccare i suoi rivali, inclusi i membri del suo stesso partito. Nel 2016, insinuò che il padre del senatore texano Ted Cruz, candidato alle primarie repubblicane, fosse coinvolto nell’omicidio di Kennedy, mostrando una foto che ritraeva il genitore insieme a Oswald. Questa affermazione si rivelò chiaramente falsa, creata per danneggiare Cruz, come confermato da un ex collaboratore di Trump.
Alla Casa Bianca
Il paradosso è che neppure la responsabilità della Casa Bianca ha fermato Trump dal propagare teorie infondate, nonostante si trovi al timone di un governo che è spesso descritto come il burattinaio occulto di tanti complotti. Tra le sue affermazioni, spicca quella secondo cui le elezioni del 2020 sarebbero state truccate a favore di Joe Biden, e incredibilmente sostiene che le riserve d’oro nazionali siano scomparse da Fort Knox, con la minaccia che ciò potesse avere ripercussioni devastanti sui mercati. Questo ha spinto il ministro del Tesoro a dover chiarire che «l’oro non è stato rubato».
Il caso Epstein, però, potrebbe mettere in luce Trump come un apprendista stregone incapace di controllare le forze che ha invocato. I tentativi di deviare l’attenzione, tramite figure come Tulsi Gabbard, sono stati inefficaci, da accuse a Obama di manovrare le inchieste sulle interferenze russe a insinuazioni su Hillary Clinton. Il tema Epstein non scompare. Il nome di Trump appare nei documenti. Il pubblico MAGA richiede risposte. Abbracciare le teorie complottistiche rende impossibile separare quelle che giovano alla propria agenda da quelle da cui teneri le distanze.