I dazi alle auto elettriche cinesi aggirati grazie alla Turchia

10.07.2024
I dazi alle auto elettriche cinesi aggirati grazie alla Turchia
I dazi alle auto elettriche cinesi aggirati grazie alla Turchia

La compagnia cinese Byd (che vedrà applicata una tariffa del 17,4 per cento sulle importazioni delle sue vetture dalla Cina), ha siglato un accordo con il governo turco per aprire uno stabilimento nella provincia di Manisa

La politica europea, bollata come “protezionista” dalla Cina, subisce un duro colpo. Dopo l’Ungheria, tocca ora alla Turchia aprire le porte al colosso cinese delle automobili elettriche Byd. L’azienda di Shenzhen, dopo essere sbarcata in 19 Paesi di tutto il mondo, apre uno stabilimento nel paese guidato dal Sultano Recep Tayyip Erdogan nel tentativo di aggirare i dazi introdotti recentemente da Bruxelles sulle auto di ultima generazione “made in China”. La compagnia cinese immetterà così nel mercato europeo le sue auto che però sono state prodotte in Turchia. 

La compagnia cinese Byd (che vedrà applicata una tariffa del 17,4 per cento sulle importazioni delle sue auto dalla Cina), ha siglato un accordo con il governo di Istanbul per aprire uno stabilimento nella provincia di Manisa. La gigafactory si occuperà della costruzione di auto elettriche e ibride con una capacità di produzione annua di 150mila veicoli. Sul piatto è stato posto un investimento da un miliardo di dollari, da utilizzare anche per la realizzazione di un centro di ricerca e sviluppo per le tecnologie di mobilità sostenibile. Si prevede che la fabbrica inizierà la produzione alla fine del 2026 e creerà fino a 5mila posti di lavoro. È una manna dal cielo per Erdogan, che è alle prese con la fortissima inflazione e il deprezzamento della lira turca e una povertà dilagante della popolazione.

Il costruttore cinese apre una fabbrica nella penisola anatolica, sfruttando l’accordo che Ankara ha con Bruxelles sull’annullamento delle tasse sull’import-export reciproco. La Turchia, infatti, fa parte dell’Unione doganale dell’Ue, il che significa che i veicoli fabbricati nella penisola anatolica ed esportati nell’Unione possono evitare i dazi doganali aggiuntivi. C’è da dire però che Erdogan usa il protezionismo a suo favore: anche il governo turco ha adottato misure per sostenere le case automobilistiche del paese, imponendo una tariffa aggiuntiva del 40 per cento sulle importazioni di veicoli cinesi. 

L’accordo è stato firmato l’8 luglio a Istanbul dal presidente della Byd, Wang Chuanfu, e il ministro turco della Tecnologia, Mehmet Fatih Kacir, alla presenza della presidente Recep Tayyip Erdogan, stando a quanto riferito dalla tv di Stato Trt. Il ministro della Tecnologia ha pubblicato sulla piattaforma social X le foto in cui il presidente turco incontra il direttore generale dell’azienda cinese, durante una cerimonia di firma dell’accordo per l’impianto. Il ministro ha affermato che l’accordo è il risultato dei colloqui tenuti con i funzionari cinesi dopo una visita in Cina nel dicembre 2023. Quindi qualche mese dopo l’inizio dell’indagine avviata dalla Commissione europea per proteggere il mercato delle auto elettriche del Vecchio Continente. 

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